Mese: Febbraio 2014

Quali condizioni per una ‘vita di qualità’ in Europa?

di Loreta Ferravante

1. Il concetto di qualità della vita 

Il  tema della qualità della vita si caratterizza per due elementi essenziali: la ampiezza dell’argomento e l’importanza dei contenuti, spaziando dalla protezione sociale, all’integrazione sociale, alla non discriminazione, alla solidarietà, alle politiche sulle pari opportunità, a quelle ambientali, all’accesso alle cure sanitarie[1]

Nel quarto evento ReACT[2] che si è tenuto a Roma  lo scorso  il 23 gennaio, ad esempio, sono stati scelti tre temi per descrivere la vita all’europea: ambiente, salute e cibo. Si pensi, al rilevante influsso che l’alimentazione e la salubrità dell’ambiente possono avere sulla nostra salute e quindi sulla qualità della nostra vita.

Premesso che il sistema Europa influenza il quotidiano vivere dei cittadini, sia positivamente che negativamente, è assiomatico che lo sviluppo e, quindi,  la civiltà di un Paese, passi anche per  variabili extra-economiche, di tipo ambientale, sociale, di sostenibilità e uguaglianza. Più che fossilizzarsi su considerazioni negative sulle austere politiche di finanza pubblica imposte dal Governo europeo, è opportuno considerare l’Europa anche in termini di sostegno, di aiuto, tutela del diritto alla salute, all’alimentazione, all’ambiente, alla lotta alla povertà e all’emarginazione sociale; variabili queste, che impattano e influenzano sulla qualità della vita di  ciascun individuo. L’Europa non è sempre quella madre austera: è di questi giorni la bocciatura del Consiglio d’Europa all’Italia causa l’inadeguatezza delle pensioni minime italiane. Secondo il Comitato per i diritti sociali del Consiglio d’ Europa, in Italia l’ammontare delle pensioni minime è “inadeguato” e non c’è una legislazione in grado di garantire alle persone anziane lo stesso livello di vita del resto della popolazione[3]. E ancora, l’attuale crisi economica ha determinato un considerevole aumento di cittadini europei a rischio di disoccupazione, di povertà e l’esclusione sociale, con gravi conseguenze negative non solo per gli individui ma anche per le società nel suo complesso. Si pensi, come in tale difficile scenario sia importante per i cittadini l’accesso ai servizi pubblici e di come la facilità o meno di tale accesso, influenzi più che mai la qualità della vita delle persone.

La qualità della vita va, quindi, intesa in termini ampi: come acceso ai servizi pubblici, come lotta alla disoccupazione, alla povertà e ancora come rapporto tra vita familiare e sociale, tra esclusione sociale e grado di coinvolgimento degli individui nella comunità. In altri termini, benessere soggettivo, interpretato come l’insieme delle valutazioni e delle percezioni cognitive ed affettive che gli  individui fanno sulla propria vita, sul grado di  soddisfazione in riferimento a desideri, aspettative, emozioni positive e negative. Il livello di soddisfazione di vita riguarda la percezione che ciascuno di noi ha del mondo in cui vive e quindi, della famiglia, delle relazioni personali e sociali, ecc; variabili queste che hanno un’influenza rilevante sul benessere personale e quindi sul livello di soddisfazione della vita.

È per tale motivo che tale tema da un po’ di anni, a causa delle difficoltà economiche, è al centro delle strategie politiche della Unione Europea. L’Europa invita a riflettere sui fattori che influiscono l’opportunità di una persona di condurre una vita appagante e prolifica e su come è possibile raggiungere un giusto equilibrio tra vita lavorativa e impegni familiari. La Commissione europea, infatti, nel suo  pacchetto di investimenti sociali del febbraio 2013, dopo aver stabilito che  «Social investment is about investing in people It means policies designed to strengthen people’s skills and capacities and support them to participate fully in employment and social life.Key policy areas include education, quality childcare, healthcare, training, job-search assistance and rehabilitation», invita i governi europei a riflettere e impegnare  la propria politica sugli investimenti sociali, a sviluppare politiche volte a promuovere la coesione sociale con l’obiettivo di orientare in modo efficiente la spesa per la protezione sociale e in settori per quali, l’appunto, la sanità, l’istruzione e l’assistenza all’infanzia, ciò nel rispetto della strategia Europa 2020, tra cui uno degli obiettivi è ridurre, entro il 2020, di almeno 20 milioni di persone dalla povertà e dall’esclusione sociale[4]. 

Ma è pur vero che, affinché un cittadino possa partecipare pienamente e in maniera soddisfacente alla vita della società, sicuramente deve sentirsi parte attiva della stessa, l’appartenenza piuttosto che l’esclusione quindi. Se egli ha accesso ad una buona istruzione, se riesce a conciliare la vita lavorativa con quella extra-lavorativa, indiscutibilmente partecipa pienamente alla vita della sua comunità e avere, quindi, una percezione positiva della vita sociale in Europa.

2. Qualità delle vita come conciliazione tempi famiglia e lavoro

Da quanto detto emerge che diversi sono gli elementi su cui fare leva per migliorare gli standard di vita degli europei; l’impegno per i responsabili governativi non è da sottovalutare, specialmente in periodi di restrizioni di finanza pubblica: occorre  promuovere l’occupazione, la coesione sociale a fronte delle disparità economiche e delle disuguaglianze sociali. E ancora, bisogna investire sul miglioramento dell’accesso ai servizi pubblici, su tutti i servizi di welfare adatti a garantire una giusta conciliazione tra i tempi della vita lavorativa e di quella familiare, assicurando un’occupazione di qualità differente da una sotto-occupazione e da una semplice occupazione[5].

Non è un caso, infatti, che l’Unione europea da più di un decennio investe sulle politiche di work-life balance e quindi, sulla necessità di misure di conciliazione tra vita e lavoro.

Dal canto loro, già dal  2004 gli Organi europei mostravano attenzioni sul tema della conciliazione della vita professionale, familiare e privata. Infatti, il 9 marzo 2004 il Parlamento europeo approvò una risoluzione sulla conciliazione della vita professionale, familiare e privata. Inoltre, nella Dichiarazione Scritta n. 32, del 22 ottobre 2012, presentata a norma dell’articolo 123 del Regolamento sull’Anno europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare e adottata dal Parlamento Europeo il 7 febbraio 2013,  è scritto che[6]:

Conciliare la vita lavorativa e la vita familiare è un mezzo importante per pervenire all’uguaglianza tra donne e uomini, valore fondamentale dell’Unione europea sancito nei trattati;

– Fornire un migliore sostegno alle misure di conciliazione permetterà alle donne e agli uomini, in tutti i modelli familiari, di avere una maggiore scelta per equilibrare la loro vita lavorativa e familiare sulla base delle loro necessità e preferenze individuali, e contribuirà altresì a raggiungere i principali obiettivi politici dell’Unione europea;

 – Un Anno europeo dedicato a tale tema apporterà risposte a urgenti sfide quali l’evoluzione demografica, la crisi economica e finanziaria, la disoccupazione, la povertà e l’esclusione sociale;

 – Le politiche che sostengono la conciliazione della vita lavorativa e familiare e strumenti quali l’FSE possono ridurre le disparità retributive di genere, e possono costituire un elemento chiave per l’occupazione sostenibile e una ripresa indotta dal reddito nonché avere un impatto positivo sulla demografia e permettere alle persone di assumere le proprie responsabilità familiari;

– La Commissione e tutte le istituzioni europee sono invitate ad annunciare che il 2014 sarà l’Anno europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare. 

La ragione del voler dichiarare il 2014 come “Anno europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare” [7] , risiede nel fatto di voler sensibilizzare sul tema, di  aumentare la consapevolezza di politiche specifiche negli Stati membri in materia e ottenere risposte concrete in termini di piani strutturali a sostegno delle famiglie e dei lavoratori. L’iniziativa è stata denominata “Anno del Pinguino”, animale che non a caso è stato scelto per la campagna pubblicitaria: si tratta, infatti, di una specie animale che per natura, mette concretamente in atto la condivisone la ripartizione e lo scambio dei carichi di cura dei propri piccoli: un genitore si occupa di procurare cibo e l’altro di badare ai cuccioli. Al ritorno dalla pesca, i genitori si scambiano i ruoli. 

Una buona occupazione, intesa in termini di qualità del lavoro dipende oltre che solo da fattori puramente remunerativi anche da una serie di altri elementi soggettivi che determinano il benessere del lavoratore.  Ma agire in tal senso da parte degli Stati nazionali  implica, innanzitutto recepire i suggerimenti delle strategie europee, dare concreta attuazione alle politiche di pari opportunità, significa ridurre il rischio di povertà, perché se si garantisce un giusto  equilibrio tra vita lavorativa e vita privata si determina un incremento dell’occupazione.

Ma alla fine sono ancora pochi i paesi europei che attuano piani di conciliazione; l’Italia, purtroppo, è uno di quelli dove la spesa di incentivazione alle nascite, le politiche sociali in favore della famiglia e di conciliazione tra vita privata e lavorativa  sono eccessivamente scarse. Sostenere politiche di conciliazione implica impegnarsi in politiche strutturali dirette allo sviluppo della condivisione del lavoro di cura nell’ambito familiare. Implica un concreto impegno da parte dello Stato nell’agevolare la flessibilità dell’orario di lavoro, nello sperimentare innovativi piani degli orari, nello sviluppo di servizi sociali e di tutti quegli strumenti che  rendono conciliabili i tempi lavorativi con quelli familiari consentano alle persone di vivere al meglio i molteplici ruoli che ciascun individuo riveste  all’interno di una società.

Uno studio di Eurostat[8] sull’occupazione femminile nell’Unione Europea, dello scorso 2011, ha rilevato che il tasso di occupazione femminile diminuisce con l’aumentare del numero dei figli. Inoltre, dopo la nascita del primo figlio, infatti, in Italia, lavora solo il 59% delle mamme (contro il 71,3% della media UE), mentre se la prole è composta da due bambini la percentuale di madri occupate scende fino al 54,1% (nel resto d’Europa 54,7%). Questa tendenza è riscontrabile in quasi tutti i paesi dell’UE, ad eccezione  dell’Olanda, dove l’occupazione aumenta in modo direttamente proporzionale al numero dei figli. La risposte del perché di tale tendenza è facilmente deducibile: L’Olanda investe molto in politiche di spesa sociale destinata alla famiglia e ai bambini, offre alle mamme lavoratrici maggiore flessibilità sia  in termini di orari che di possibilità di lavorare da casa. A onor del vero, però, bisogna dire che in tale Nazione gli asili nido, sono pochi e costosi, ma è altrettanto vero che vi è la possibilità di scaricare una piccola parte di queste spese a livello fiscale e di ricevere dallo Stato una cifra, variabile in base allo stipendio, di contributi all’anno per figlio.

Interessante, altresì, sul tema è l’indagine di Marzo 2013 dell’Istat “Lavoro e conciliazione dei tempi di vita” [9] in cui in riferimento alla possibilità delle donne, in particolare di quelle con figli di età piccola, di riuscire a conciliare i propri impegni di lavoro con quelli familiari, si afferma che  «rispetto al rapporto tra il tasso di occupazione delle donne (da 25 a 49 anni) con figli in età prescolare è quello delle donne senza figli, pari a circa il 70% non si nota alcuna modificazione dal 2004 al 2011: ciò significa che le donne con i figli hanno una probabilità di lavorare inferiore del 30% rispetto alle donne senza figli. Questa difficoltà è ovviamente maggiore per le donne più giovani, che è più probabile abbiano figli in età inferiore ai 3 anni, per i quali la disponibilità in asili pubblici è molto scarsa. È  minore, viceversa, per le donne meno giovani, che è più probabile abbiano figli tra  i 3 e i 5 anni, per i quali la disponibilità delle scuole materne è più ampia, almeno nelle regioni Centro-settentrionale. Invece nel Mezzogiorno, ove la disponibilità di asili e scuole materne è minore, il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare e quello delle donne senza figli è decisamente più basso (10 punti percentuali in meno)». Emerge chiaramente quanto sia importante per una donna avere un adeguato carico di lavoro, un’ equa conciliazione dei tempi familiari con quelli lavorativi, attuabile anche grazie al supporto di efficienti servizi pubblici e sociali; la mancanza di ciò determina, inequivocabilmente, l’aumento degli impegni di una donna occupata che necessariamente deve rinunciare al proprio benessere personale in termini di maggiore tempo libero, di tempo sociale e relazionale a propria disposizione.

3. Conclusioni

L’Italia, purtroppo, è ancora lontana dall’attuare innovative e adeguate politiche sociali e di conciliazione lavorative che tengano conto delle esigenze delle donne e dei lavoratori in genere. Investire nell’innovazione dei modelli sociali è fondamentale perché si tratta di politiche che coinvolgono la società nella sua globalità: uomini e donne, associazioni, servizi pubblici. In più, un buon equilibrio tra gli impegni lavorativi e quelli della vita privata e di coppia, motivano positivamente i lavoratori che di conseguenza saranno più produttivi; ciò, a sua volta, determinerà sia una migliore organizzazione del lavoro e quindi un maggiore tempo libero, sociale e relazionale. Non da meno è considerare che un giusto equilibrio tra vita professionale e vita privata causa anche un equilibrio dei carichi di cura all’interno della coppia;  il tutto, conseguentemente,  avrà un impatto più che positivo sul benessere individuale.

È evidente che quelli proposti rappresentano al momento solo spunti di riflessione, da approfondire in successivi articoli focalizzati sull’impatto che le politiche di family friendly possono determinare sul benessere degli individui.

In tale sede e in conclusione si può affermare che investire in tali politiche è ormai doveroso, considerato che le stesse, come sopra accennato, si presentano come un concreto strumento per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020, tra cui uno è l’innalzamento del 75% del tasso di occupazione (per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni), e un altro è sottrarre almeno 20 milioni di persone dalla povertà e dall’esclusione sociale.

Per quanto sopra argomentato è intuibile come le politiche di conciliazione e di condivisione dei tempi lavorativi e di quelli familiari e di cura, favorirebbero un più elevato livello di partecipazione femminile al mercato del lavoro, una riduzione dei livelli di disoccupazione, un consolidamento dell’uguaglianza di genere, un incremento del tasso di crescita demografico.

Il circolo virtuoso che ne deriva – in termini di benessere sociale – è pertanto facilmente intuibile.



[1] Available at: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1044&langId=en

[2] Gli eventi della serie ReAct riuniscono cittadini ed esperti per un confronto sulle sfide più importanti che l’UE sta affrontando in questo momento. Il primo evento si è concentrato sul lavoro ed ha avuto luogo a Parigi, il secondo sulla politica estera dell’UE a Varsavia, il terzo sui soldi a Francoforte. Tratto da http://www.europarl.europa.eu/news/it/news-room/content/20140121STO33303/html/Qualit%C3%A0-della-vita-dall’alimentazione-alla-protezione-dei-dati.

[3] Available at: http://www.codacons.it/articoli/consiglio_d_europa_in_italia_pensioni_minime_inadeguate_266184.html

[4] Available at: http://www.eurofound.europa.eu/spotlight-on/quality-of-life/quality-of-life-citizens-and-public-services.

[5] Un’occupazione adeguata alle proprie aspirazioni e competenze, giustamente remunerata, che si concilia  in maniera ottimale con gli impegni lavorativi, la vita familiare e sociale, è fonte di guadagno, rivelazione di autostima e misura del benessere individuale, oltre che espressione di un operativo sistema di welfare.

[6] Harkin Marian, Morin-Chartier Elisabeth, Angelilli Jutta Roberta, “Dichiarazione Scritta presentata a norma dell’articolo 123 del regolamento sull’Anno europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare”, 0032/2012 , Bruxelles, 22 Ottobre 2012.

[7] Available at http://pariopportunita.al.it/new/index.php/42-consigliera-parita/consigliera-di-parita/270-2014-anno-europeo-per-la-conciliazione-tra-la-vita-lavorativa-e-la-vita-familiare 2014: anno europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare.

[8] Campomagnani Daniela, 2011, Olanda, Paese di mamme lavoratrici, available at: http://www.italiacheraglia.com/index.php/2012/07/30/italia-paese-antifamiglia

[9] Istat, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, available at  http://www.istat.it/it/files/2013/03/3_lavoro-conciliazione.pdf., pag 74.

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Global Warming

di Isabella Martuscelli

1) Ridimensionamento delle previsioni sul Global Warming

2) Il Riscaldamento Globale si è preso una “pausa”

3) Il Global Warming è rallentato ma non si è fermato

4) Rapporto IPCC del 2013

5) Nel futuro una mini-era Glaciale? 


1. Ridimensionamento delle previsioni sul Global Warming

Il c.d. Global Warming è tra uno degli argomenti più discussi degli ultimi anni.[1] Secondo la scienza che conosciamo, il mantenimento della temperatura della biosfera terrestre a valori che favoriscono la vita sul pianeta è causato dall’azione di più fattori che possono essere riassunti in: calore interno del pianeta; irradiazione solare che fornisce l’energia per l’effetto serra; elementi correlati alle variazioni dell’attività solare e delle macchie solari; l’effetto delle correnti oceaniche e dell’evaporazione marina; la presenza dell’atmosfera che contiene ed attenua gli sbalzi di temperatura; l’effetto serra naturale, che amplifica l’effetto termico dell’irradiazione solare.[2]

La variazione di tali fattori può comportare un riscaldamento o, viceversa, un raffreddamento globale dell’atmosfera e della superficie terrestre.

Nei recenti mesi trascorsi, il clima ha registrato un raffreddamento delle temperature e ciò costituisce un allarme nel senso che la Terra possa stare dirigendosi nella direzione di una “Mini Era Glaciale” (c.d.Little Ice Age) che interesserà maggiormente i paesi settentrionali ed in modo meno grave le regioni a latitudine meridionale.

Ed infatti, gli scienziati hanno fissato al 2014 l’inizio di una nuova era in cui le temperature del pianeta andranno verso un clima che sarà freddo. Si ritiene, però, che solo grazie alla produzione di anidride carbonica non si potrà raggiungere un’estrema era glaciale come quella registrata circa 12.000 anni addietro.[3]

Pertanto, tali studi pervengono a conclusioni differenti rispetto a quelle di cui alle teorie sul surriscaldamento del pianeta, poiché l’anidride carbonica svolgerebbe una funzione di attenuazione e di contenimento della progressiva dinamica di glaciazione. Il tanto proclamato e sostenuto “Riscaldamento Globale” potrebbe non esservi assolutamente tant’è che mentre si scrive si è appena registrata un’estate dalle temperature fresche e ci si avvia ad un autunno più freddo del solito.

La spiegazione scientifica sembrerebbe risiedere nella circostanza, appurata dagli scienziati solari statunitensi, che il Sole ha iniziato una fase di bassa attività il che è in contrasto con la tanto asserita catastrofe provocata da un eventuale riscaldamento globale ma, viceversa, la Terra si starebbe dirigendo verso una Mini Era Glaciale che avrà un ciclo stimato in 60-80 anni.

Il Prof. V.M.V. Herrera, geofisico alla University of Mexico critica le affermazioni dell’ IPCC, l’Organo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite e sostiene la tesi che la loro posizione sul riscaldamento globale “è erronea perché basata su modelli matematici e scenari che non includono, per esempio, l’attività solare”.

In realtà già si assiste a temperature estive che sono più basse degli anni trascorsi, poche bolle di calore ed acqua dei mari relativamente più fresche. Il geofisico e gli altri scienziati che condividono tale teoria del raffreddamento del pianeta sostengono che in realtà il cambiamento climatico non ha niente a che fare con le emissioni di CO2 ma dipende dall’andamento dell’attività solare.

In buona sostanza, la CO2 non riscalderebbe la Terra bensì servirebbe a trattenere il calore evitando al pianeta di entrare in un’era glaciale contrariamente a quanti sostengono che l’anidride carbonica causi il riscaldamento globale. [4]

In tal senso va la ricerca svolta dal NOAA statunitense (National Oceanic and Atmospheric Administration), la quale monitora  annualmente il manto nevoso, la quale ha individuato un chiaro avanzamento dell’area fredda e non una diminuzione. [5]

Ad inizio del 2010, l’IPCC avrebbe ammesso alcuni sbagli sulle previsioni climatiche, in seguito alle proteste ufficiali del governo dell’India, annunciando la revisione delle sue stime e presentando le sue scuse al governo indiano.

Nel 2007 l’Ipcc aveva preannunciato che, se il trend del riscaldamento climatico fosse rimasto quello attuale, i ghiacciai dell’Himalaya si sarebbero sciolti entro il 2035 o prima, con un impatto catastrofico su circa 2 miliardi di persone interessati dalle acque  che scendono da tale imponente catena montuosa.

Il  ministro indiano dell’Ambiente, J.Ramesh aveva dichiarato al The Times of India che lo studio dell’Ipcc “mancava di dati scientifici” e ora lo stesso organismo delle Nazioni Unite ammette l’errore, annunciando a breve un nuovo studio IPCC sulla questione.

Orbene, i ghiacciai dell’Himalaya non si scioglieranno entro il 2035 e  la tendenza al riscaldamento sarebbe minore di quanto calcolato dai modelli di previsione.

In realtà, come lamentato dall’India, lo studio dell’Ipcc non era supportato da dati scientifici che giustificassero tale catastrofica previsione.

Studiosi del Max Planck Institute per la ricerca sul sistema solare (Solar System Research) hanno annunciato che il Sole sta lasciando il suo picco massimo di  attività già da 50-60 anni della seconda parte del 20° sec. La Terra sta in una fase di minimo solare insolito ed intensamente lungo e si potrebbe verificare una ripetizione del Dalton Minimum. [6]

I dati provenienti dal satellite al 2012 hanno portato la NASA a conclusioni differenti su quanto riguarda il tanto declamato Global Warming. Ed infatti, dai dati raccolti dal satellite si evince che l’atmosfera del nostro pianeta consente di rilasciare molto più calore nello spazio ed anche che gli aumenti di anidride carbonica dell’atmosfera trattengono meno calore di quanto gli studi pregressi avessero dichiarato in modo allarmistico, rivelando l’erroneità della premessa centrale della tesi del surriscaldamento globale fondata sulle emissioni di anidride carbonica che riscaldano il pianeta velocemente. [7]

Gli sbalzi di temperatura imprevisti in date aeree ed il verificarsi di situazioni climatiche estreme continuano ad arrivare da tutto il mondo, come ad esempio in sud Africa tempeste di  neve e ghiaccio in aree in cui non si erano mai viste prima.

Il trend verso il surriscaldamento sostenuto dall’IPCC è contestato da attendibili ricerche di scienziati indipendenti dall’Ente i quali hanno, oramai da qualche anno, preannunciato l’arrivo di una nuova era glaciale, sovvertendo le accreditate tesi che riconducono il surriscaldamento alle responsabilità dell’uomo, relative alle attività industriali.

 

2. Il Riscaldamento Globale si è preso una “pausa”.

Tutto verte intorno al problema della pausa del riscaldamento globale poichè hanno riscontrato che il clima si è preso una pausa dal 1998.

Lo scenario preannunciato dal nuovo rapporto dell’Ipcc, grazie al lavoro di autorevoli scienziati, descrive un futuro di temperature globali in aumento, con gravi ripercussioni sulle persone e sugli ecosistemi, i ghiacciai dell’intero pianeta vanno riducendo pericolosamente la loro massa[8] e la causa risiederebbe nelle attività umane relative all’immissione di anidride carbonica in atmosfera. [9]

Anche il governo italiano ha affermato che è l’uomo responsabile di questo cambiamento e ha aderito al Protocollo di Kyoto.

Però, questa scelta che ci impegna a ridurre le nostre emissioni di CO2 nell’atmosfera risulta piuttosto controversa poichè diversi scienziati italiani nel mondo non ritengono così incidente il ruolo dell’uomo sul clima da giustificare una tale spesa economica.

In  contrasto con le tesi maturate dall’IPCC sui cambiamenti climatici, è stata costituita un’associazione (N-IPCC, cioè Non-Governmental International Panel on Climate Change), che ha mosso importanti critiche sul piano scientifico pubblicando un importante rapporto, sottoscritto da 30.000 scienziati nel 2009, in cui si dichiara che non è l’uomo ad incidere sul clima bensì la natura stessa. [10]

A parere dei sostenitori di tale tesi, occorre tenere conto di numerosi e diversificati parametri tra cui la rigidità degli inverni, la piovosità estiva, l’estensione dei ghiacciai, la fioritura delle piante, l’analisi degli anelli degli alberi ed altri studi e parametri dei quali i rapporti dell’IPCC  non tengono conto.

E’ indubbio come la temperatura superficiale della Terra stia cambiando, quel che va stabilito sono però le cause. Dalla fine del IX sec. ad oggi, la temperatura media della Terra è aumentata di 0.50°C. Il problema è che, dopo anni molto caldi recentemente registrati, adesso si è potuta monitorare una sorta di pausa o rallentamento il che induce a disattendere le tesi dell’IPCC secondo cui il clima è destinato a surriscaldarsi a causa dell’uso dei combustibili fossili che immettono in atmosfera enormi quantità di biossido di carbonio e dei gas serra.[11]

Si è visto, dunque, che dal 1998 il riscaldamento globale ha avuto una pausa e i ghiacci dell’Himalaya non si scioglieranno più nel nel 2035, la temperatura si alzerà a fine di questo secolo in un range che va da 1° a 3,7° e non di 5°, il livello del mare non salirà di 2 metri ma al massimo di mezzo metro. [12]

I modelli climatici di previsione adoperati dall’Ipcc hanno sovrastimato la temperatura degli ultimi 15 anni in misura di più del doppio.[13] Ed i calcoli sono stati ridimensionati. [14]

 “Il Presidente dell’Ipcc Rajendra Pachauri ha ammesso che sulla superficie della terra la temperatura media non cresce da 17 anni e probabilmente non crescerà per altri quattro, anche se ha aggiunto che per dichiarare che si tratta di una svolta occorrono 30 o 40 anni di non aumento”. [15]

In linea con questi riconoscimenti di pausa del Global Warming, è il fisico nucleare Antonino Zichichi che al convegno tenutosi ad Erice il 5.12.2012, ha denunciato la falsità della teoria sul Riscaldamento Globale legato alle attività dell’uomo. Più precisamente il prof. Zichichi ha dichiarato: “Il motore meteorologico è in gran parte regolato dalla CO2 prodotta dalla natura, quella CO2 che nutre le piante ed evita che la terra sia un luogo gelido e inospitale, quella prodotta dagli esseri umani è una minima parte… Eppure molti scienziati dicono che è quella minima parte a produrre gravi fenomeni perturbativi. Ma ogni volta che chiedo loro di esporre dei modelli matematici adeguati che sostengano la teoria (e comunque oltre ai modelli servirebbero degli esperimenti) non sono in grado di farlo”.[16]

 

 

 

 

3) Il Global Warming è rallentato ma non si è fermato.

Secondo Sergio Castellari, IPCC Focal Point per l’Italia, invece, la temperatura media è costante dal 1997.

L’indicatore climatico considerato, la temperatura media globale superficiale (TMGS), non è sufficiente a stabilire il trend dei cambiamenti climatici. L’ultimo decennio è stato il più caldo di tutta la serie delle temperature misurate, con numerose ondate di calore in Europa, Usa e Russia.

Se confrontiamo l’aumento significativo del calore sul pianeta nell’ultimo decennio con la TMGS, vediamo che questa è aumentata di meno che nel passato[17], a causa di altri fattori come l’incremento degli eventi “La Nina”, una minore attività solare, il raffreddamento dell’Oceano Pacifico Tropicale.[18] Infatti, tale rallentamento del riscaldamento superficiale del pianeta è causato altresì dallo scambio termico tra l’oceano superficiale e quello profondo, specialmente l’oceano Pacifico.

Gli indicatori climatici considerati, dell’atmosfera, dell’oceano, della criosfera, della biosfera, ci indicano che la Terra continua a riscaldarsi, non basandosi solo sul riscaldamento dello strato inferiore dell’atmosfera.

Pertanto, questa pausa di crescita della TMGS non interferisce col probabile rischio di un riscaldamento della Terra entro la fine del secolo, ribadendo l’affidabilità dei modelli climatici di previsione fin ora utilizzati. [19]

Quindi non è possibile parlare di una fine del riscaldamento globale.[20]

 

4) Rapporto IPCC del 2013

Passando ad esaminare le ultime analisi dell’Onu, vediamo che nella sessione plenaria del Primo Gruppo di lavoro dell’Ipcc che si è conclusa a Stoccolma, i  Paesi membri hanno reso noto il primo volume del rapporto AR5 di cui alle basi scientifiche dei mutamenti climatici. Nel documento “Summary for Policy-Makers”  sono stati analizzate migliaia di pubblicazioni su indicatori, modelli e proiezioni climatiche dal IV Rapporto di Valutazione, AR4 del 2007.[21]

Con tale ultimo rapporto, l’IPCC ha approfondito maggiormente gli effetti delle attività umane incidenti sul clima negli ultimi anni al fine di limitare l’entità di questi impatti mediante la riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra.

I modelli climatici globali sono aumentati a 42, rispetto al rapporto AR4 del 2007 con l’inserimento altresì del modello del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). 

Non può sottacersi, però, che non vi sono certezze assolute e che lo stesso Rapporto mette in evidenza tali incertezze.

Secondo il Rapporto, il parametro della temperatura media globale superficiale è soggetto ad una forte variabilità per cui le tendenze su periodi brevi come gli ultimi anni dal 1998 al 2012 non sono statisticamente rilevanti per fini previsionali sul futuro a lungo termine del riscaldamento globale.

Il Rapporto adopera in varie parti la frase “è estremamente probabile”, sebbene poi le basi scientifiche siano molto più dettagliate del precedente Rapporto del 2007.

La tesi che negli 15 anni la temperatura media del pianeta sia, viceversa, aumentata in modo minore rispetto agli anni precedenti per cui le variazioni climatiche non sono riconducibili alle attività dell’uomo, è stata disattesa e confutata dal Rapporto dell’IPCC., oltre 1500 revisori di tutto il mondo.

Il rapporto dell’Ipcc

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La temperatura media globale crescerà in un range tra 0,3° e 4,8°C entro il 2100 rispetto alla media 1986/2005 ed è imputabile senza alcun dubbio all’azione dell’uomo per il 95%.

Pertanto, gli eventi estremi saranno in incremento e le ondate di calore più frequenti e più lunghe, la piovosità sarà maggiore nelle zone umide, la siccità sarà maggiore nelle zone già aride.[22]

Inoltre, a causa dello scioglimento dei ghiacciai continentali e alle calotte glaciali polari, aumenterà il livello dei mari in futuro previsto tra 26 e 82 centimetri entro la fine del XXI sec..

Le stime massime o minime dipenderanno dalle azioni politiche finalizzate a contenere e limitare le emissioni.[23]

Tra due anni a Parigi, è stato previsto un summit per trovare un accordo che riesca a contenere entro 2 °C l’aumento delle temperature medie globali. [24]

 

5) Nel futuro una mini-era Glaciale?

Le teorie degli scienziati contrarie ai risultati raggiunti dall’Ipcc, intravedono, invece, nella pausa del riscaldamento globale il chiaro segno di un’inversione di tendenza nell’andamento delle temperature del pianeta, l’umanità starebbe per entrare in una fase progressiva di mini-glaciazione che raggiungerebbe un picco massimo nel 2030.

L’ultima Piccola era glaciale è un periodo che va dall’inizio del 1300 alla metà del 1800, durante il quale si è avuto un significativo abbassamento della temperatura sulla Terra, specie nell’emisfero settentrionale, si estesero le aree dei  ghiacciai, si congelarono molti fiumi e canali, le carestie e le malattie aumentarono. Il periodo di freddo fu correlato ad una diminuzione di attività solare.

Verso la fine dell’1800, le temperature ripresero ad aumentare incidendo sullo scioglimento dei ghiacciai ed è questa la fase attuale.

In sintesi, si conoscono quattro fasi glaciali nel continente europeo e tali ere glaciali sono state intervallate da quattro fasi interglaciali. Il nostro periodo interglaciale cominciò circa 15mila anni addietro ed il miglioramento delle condizioni climatiche iniziò 5mila anni fà durante il passaggio dal periodo paleolitico a quello Neolitico.

Nel 1941, vi fu un’altra teoria del matematico e astronomo serbo Milutin Milanković, il quale calcolò l’insolazione nelle alte latitudini dell’emisfero nord durante il trascorrere delle varie stagioni. In base a tale teoria le variazioni dell’orbita terrestre avrebbero causato le glaciazioni del Pleistocene affermando, inoltre, che affinchè inizi un periodo glaciale è necessaria l’esistenza di estati fresche e non di inverni rigidi.

Nel 1851 l’astronomo Heinrich Schwabe studiando l’attività solare notò che essa variava secondo un ciclo di undici anni, con dei picchi massimi e minimi.

Ed ancora, si ricorda l’astronomo E.W. Maunder il quale registrò che tra il 1645 e il 1715 il Sole interruppe il ciclo di undici anni dando luogo ad un periodo di quasi totale assenza di macchie, c.d. “minimo di Maunder”. Sia il Sole che le stelle trascorrono un terzo della loro vita in periodi così, ai quali corrispondono minimi di emissione dell’energia e, pertanto, a periodi freddi nel clima sulla Terra.

La nostra epoca si svolge nel periodo del “Massimo moderno” iniziato nel 1780 quando iniziò nuovamente il ciclo di 11 anni.[25]

Ora siamo entrati in un periodo di un profondo minimo che secondo gli scienziati NASA si prolungherà con i cicli 24 e 25. [26]

L’astronomo e climatologo tedesco T. Schroeter, nel suo trattato “New Little Ice Age – Instead of Global Warming?”, pubblicato dallo Schroeter Institute for Research in Cycles of Solar Activity, poneva il dubbio che al posto di un Riscaldamento Globale, avrebbe potuto esservi invece una Mini-glaciazione globale. Tali risultati emergevano da attente analisi della variabilità dei cicli solari le quali erano completamente in contrasto con quelle dell’IPCC (2000) le quali concludevano nel senso di una previsione di un innalzamento della temperatura planetaria di quasi 6°C nei futuri 100 anni.

Per contro, Schroeter sosteneva la tesi di un’era di raffreddamento climatico globale  con un picco massimo picco intorno al 2030.

Ciò in quanto, osservando i cicli passati, è possibile calcolare quelli futuri e prevederli, per cui i prossimi minimi solari porterebbero forti raffreddamenti climatici con un apice intorno al 2030 e al 2200,  molto simili al minimo di Maunder registrato in Europa tra il 1645 e il 1715. [27]

 

Bibliografia

 

1) S. Castellari, “Comunicazione Ipcc Focal Point per Italia”, Ipcc Focal Point Italiano, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Bologna, 27.09.2013. 

2) H. Karlsson, J. Images “L’Ipcc conferma: stiamo cambiando il clima del pianeta”, in Corbis Edizione  Italiana di Scientific American, 27.09.2013.

3) U. Mazzantini, “Il global warming si è fermato?”, in GreenReport.it, 24.07.2013.

4) L. Grotti,  “Gli studiosi allarmisti dell’Onu hanno sbagliato le previsioni sul global warming “solo” del 300 per cento”, in tempi.it,  27.09.2013.

5) Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, “Rapporto Ipcc, la risposta della scienza alle sviste della stampa italiana”, in Greenreport.it, 25.09.2013.

6) A. Giuffrida, “Arriva una nuova piccola era glaciale o continua il global warming? Dati, analisi, studi e previsioni per i prossimi anni “, in Meteoweb.eu,17.06.2013.

7) P.Caridi, “Clima: Ipcc riunito a Stoccolma, 800 esperti al lavoro su un nuovo rapporto”,  in Meteoweb.eu, 23.09.2013.

8) Univ. Di Padova, “Clima, nuovo rapporto dell’Ipcc: Conferma del global warming”, in Unipd.it, 27 settembre 2013.



[1]  H. Karlsson, J. Images “L’IPCC conferma: stiamo cambiando il clima del pianeta”, in Corbis Edizione Italiana di Scientific American, 27.09.2013.

[2] Secondo l’oramai accreditata teoria del “Global Warming”, a tali fattori naturali si aggiunge l’influenza dell’attività dell’uomo che mediante l’uso di combustibili fossili immette nell’atmosfera grandi quantità di CO2 aumentando l’azione dell’effetto serra la quale causa il surriscaldamento climatico.

 

[3] Clima, esperti di USA e Messico confermano: “Nuova Era Glaciale imminente, inizierà nel 2014″ , Meteo.web 06.06.2013.

 

[4] Lo scienziato inglese J. Lovelock sostiene nei suoi studi che i gas serra hanno viceversa contribuito ad arrestare l’inizio di un’era glaciale.

[5] I. Martuscelli, “Verso una nuova glaciazione”, in Quaderni 2013, Osservatorio permanente sulle politiche di coesione economica e sociale, L.U.P.T, Università degli Studi di Napoli Federico II.

[6] “Ora anche l’IPCC lo ammette: le previsioni sul clima sono errate”, in Cristianesimo.altervista.org.

[7] P.Caridi, “Il riscaldamento globale? Gli ultimi dati della Nasa dicono che non esiste” , in Meteoweb.eu.,  30.07. 2011. 

[8]  V. P.Caridi, “Clima: IPCC riunito a Stoccolma, 800 esperti al lavoro su un nuovo rapporto”,  in Meteoweb.eu., 23.09.2013.

[9] Univ. Di Padova, “Clima, nuovo rapporto dell’Ipcc: Conferma del global warming”, in Il Giornale dell’Università degli studi di Padova, 27 settembre 2013.

[10] Report di A. Grosso, “Le falsità sul riscaldamento globale”, in Meteolive News, 27.09.2013.

[11] R. Sansone “Clima, 130 anni di temperature globali. La ricostruzione della NASA”, in Meteoweb.eu, 31.07.2013.

[12] V. Bjorn Lomborg,  famoso ambientalista, “L’Ipcc non spiega perchè negli ultimi 20 anni la temperatura è cresciuta di poco o niente.. e  tale assenza di crescita  indica che il global warming  non è così elevato”.

[13] L. Grotti,  “Gli studiosi (allarmisti) dell’Onu hanno sbagliato le previsioni sul global warming “solo” del 300 per cento”, 27.09.2013.

14 “Il mondo non morirà di caldo. Anche i catastrofisti correggono le previsioni sul riscaldamento globale”, in Tempi.it, 19.09.2013 

15 “L’annuncio che il mondo sta per morire di caldo è stato probabilmente esagerato…gli allarmismi degli anni passati oggi vengono ridimensionati dagli stessi istituti che li hanno lanciati …e ciò potrebbe portare a una revisione delle politiche globali sulle emissioni di gas a effetto serra”, Corriere della Sera, 19.09.2013.

16 V. T. Danilo “Gli anni in cui la Terra non si è riscaldata”, Corriere della Sera del 19.09.2013. 

17 Sulla questione della c.d.”pause” del riscaldamento superficiale della Terra, www.metoffice.gov.uk/research/news/recent-pause-in-warming.

18 S. Castellari, “ragionare su un periodo breve dal 1997 ad oggi (nemmeno 17 anni) e fare affermazioni che il riscaldamento globale si è fermato è sbagliato: pochi anni non permettono di fare affermazioni robuste di tipo climatico, proprio per la definizione stessa di clima e di cambiamenti climatici del WMO, World Meteorological Organization, e dell’IPCC.”.

 

19 S.Castellari, “Comunicazione IPCC Focal Point per l’Italia”, IPCC Focal Point Italiano, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, 27.09.2013.  

[20] Secondo gli studi di S. Castellari, del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Focal Point IPCC per l’Italia: “Le proiezioni climatiche mostrano che entro la fine di questo secolo la temperatura globale superficiale del nostro pianeta probabilmente raggiungerà 1,5 gradi oltre il livello del periodo 1850-1900. Senza serie iniziative mirate alla mitigazione e alla riduzione delle emissioni globali di gas serra, l’incremento della temperatura media globale rispetto al livello pre-industriale potrebbe superare i 2 gradi e arrivare anche oltre i 5 gradi Celsius.”

 

[22] “Il rapporto dell’Ipcc sul Clima: Global warming, la colpa è umana al 95%”, in Corriere della Sera Ambiente, 11.10.2013

[23] Così il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon: “Questo nuovo rapporto sarà essenziale per i governi che lavoreranno per la realizzazione nel 2015 di un accordo ambizioso e legalmente vincolante sul clima”, che andrà a sostituire il Protocollo di Kyoto scaduto nel 2012.

[24] Così il Segretario di Stato americano J. Kerry: “Il costo dell’inazione va oltre ogni altra cosa che qualsiasi essere dotato di coscienza o senso comune dovrebbe essere disposto a contemplare”.

[25] I. Martuscelli, “Verso una nuova glaciazione”, in Quaderni 2013, Osservatorio permanente sulle politiche di coesione economica e sociale, L.U.P.T, Università degli Studi di Napoli Federico II.

[26] Secondo il rapporto del National Research Council, in effetti il Sole sembrerebbe essere attualmente sulla soglia di un evento mini-Maunder. Il Ciclo Solare 24 in corso è il più debole in più di 50 anni.

[27] A. Giuffrida, “Arriva una nuova piccola era glaciale o continua il global warming? Dati, analisi, studi e previsioni per i prossimi anni”, in Meteoweb.eu, 17.06.2013

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