Bassolino

di Gily Reda
Antonio Bassolino
Antonio Bassolino

Ricordo quando, visto che lo si nominava di continuo anche su Wolf, dovetti cambiare la correzione automatica che metteva sempre “Sassolino” al posto di “Bassolino” – e dovetti imparare un nuovo escamotage informatico, di quelli in cui brillavamo noi pionieri: io ho iniziato a lavorare col computer nel 1985, con il Commodore dei giochi.

Senza tergiversare oltre: il 6 alle primarie vanno a votare tutti, non solo gli iscritti del PD; ci vado pure io per votare Bassolino anche se non so cosa voterò alle comunali. Dipende.

Dico perché: ho insegnato Estetica ed Educazione all’immagine, da filosofa quale sono, per quarant’anni alla Federico II di Napoli. Credo nella qualità del lavoro come una visione organica, come un quadro, perciò nella vision del politico – come richiede persino l’economia. C’è chi lo voterà per gli altri motivi scritti nel suo sito, ma io illustro il mio punto di vista. Da napoletana verace non dimentico il Rinascimento Napoletano, costruito da Bassolino, da Berlusconi, dal prefetto Improta e da Mario De Cunzo, allora Soprintendete ai Beni Architettonici e Culturali della Campania. Il Rinascimento Napoletano, fu per me l’indimenticabile riscossa dalle tante difficoltà che la città offre con gli incomparabili pregi, che mi fatto restare qui sempre. A breve Wolf pubblicherà l’intervista a Mario De Cunzo, che illustra il fatto nell’ottica di uno che lo ha guidato, di idee politiche diverse: ma la politica è mediazione: collaborazione comunitaria, cioè, prima ancora che altro. Come Bassolino ribadisce, occorre conciliarsi anche più che combattere, altrimenti in politica vince la tesi dell’amico nemico, non quello delle società liberaldemocratiche. Napoli ha bisogno di pace.

Con “Rinascimento Napoletano” intendo quella felice convergenza d’intenti tra istituzioni che portò alla Piazza del Plebiscito sfolgorante che abbiamo ora: era un immenso parcheggio. Come Piazza San Domenico Maggiore. Grazie al finanziamento speciale in vista del G8, si ricostruì il territorio pubblico di Napoli più ricco, lo scenario turistico migliore. E il turismo è fonte di reddito.

La vision di Bassolino si ripete ora, con l’immagine di fare di Palazzo Reale un museo ricco più di oggi, centro Piazza del Plebiscito, di nuovo, e poi Castel dell’Ovo e Maschio Angioino: un’offerta turistica incomparabile, facilmente raggiungibile anche per il one-day-trip delle crociere, centro pulsante di attività di lavoro e formazione estetica. Credo che l’idea sia una dimostrazione che l’età conta poco sulla gioventù delle idee, lo dimostra oggi la politica americana.

È una vision per nulla astratta, Napoli ha la sicura vocazione turistica che nemmeno gli anni bui hanno leso. Nella zona i posti di ristoro adatti a tutte le tasche sono gestiti da giovani e meno giovani che lavorano duro, come sempre fanno tantissimi napoletani di cui non si fa storia per la quotidianità del loro impegno. Chi vive a Napoli sa che persino il parcheggiatore abusivo dimostra la sua solerzia stando in campo tutti i giorni alle 7,30 senza assenze per malattia. E così tutti noi.

Sulla competenza professionale, politica, di Bassolino, mi pare che non si debbano aggiungere parole: la sua persona ha una storia a tutti nota.

È solo un punto di vista: ma la politica ha nell’utopia realizzabile la sua forma più felice, l’unica capace di futuro. Si vota il 6 marzo, dove: è scritto nel sito. Anche chi non ha deciso il suo voto può partecipare.

W editoriale 4-16 Bassolino