Cecile Kyenge e il partito dei fraintesi

di Vincenzo Giarritiello

Chissà perché ogniqualvolta un politico fa una dichiarazione o pronuncia una frase che suscita polemiche, si giustifica sostenendo che è stato frainteso o che la frase è stata estrapolata strumentalmente dal contesto.

È il caso dell’ex sottosegretario al lavoro la forzista Jole Santelli che ieri ad Agorà, parlando degli immigrati e dell’abolizione del reato di clandestinità, ha invidiato i negri perché “non hanno bisogno di truccarsi”. Fa niente che dall’altro lato era in collegamento il Ministro dell’Integrazione Cecilie Kyenge sempre più oggetto di “attenzione” da parte dei leghisti e del loro quotidiano La Padania che oramai ha una rubrica fissa dal titolo QUI CECILE KYENGE in cui riporta gli appuntamenti del ministro, rendendolo in tal modo reperibile e criticabile da chi è contrario alla sua presenza nel governo perché di colore e alle sue proposte a difesa degli immigrati.

Per carità, ogni persona è criticabile per le cose che dice e che fa, soprattutto se si tratta di un ministro della repubblica. Ma sempre in maniera ragionata e educata. Le critiche preconfezionate e condite di ironia, quelle per intenderci che tengono conto non del contenuto di una discussione ma della considerazione che si nutre nei confronti dell’interlocutore in rapporto al colore della sua pelle, del suo orientamento religioso, politico e della provenienza geografica non conducono a nulla. Alimentano solo un conflitto razziale che blocca ogni possibilità di ragionamento e quindi di sviluppo sociale.

La discussione sull’abolizione del reato di clandestinità e della revisione della Bossi/Fini sono questioni che vanno discusse con attenzione e serietà non solo in Parlamento. Affrontarle con superficialità e spirito goliardico, lasciandosi sfuggire una battuta infelice per poi accusare di strumentalizzazione chi critica giustamente tale battuta serve solo a rendere più difficile la discussione tra le forze politiche e sociali, acuendo un malessere razziale già percepibile nel paese con le manifestazioni contro la Kyenge e gli immigrati non solo al nord.

Si può discutere se il ministero presieduta dalla Kyenge non serve a nulla, come sostiene l’assessore leghista di colore Toni Iwobi. Ma le battute sul colore della pelle del ministro risparmiamocele.  A offendere il Ministro per la sua origine africana già ci pensò la Lega che con Calderoli la paragonò a un orango!

Poiché la Santelli è figlia di quella stessa scuola politica che in passato definì Obama abbronzato, facendo fare al paese una figura meschina a livello internazionale, sorge il dubbio che la sua battuta ad Agorà fosse una parafrasi in omaggio al proprio leader politico, a sua volta avvezzo a fare dichiarazioni e battute inopportune che lo costringevano subito dopo a fare controdichiarazioni per sostenere di essere stato frainteso o oggetto di strumentalizzazione da parte di una certa stampa comunista e disfattista!

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