CONCORSO 2016 CROCE E L’EUROPA

L’Atrio di Apollo, logo di OSCOM è una macchina della memoria

Si è istituito il Premio “Agòn: Croce e l’Europa” del Centro Studi Collingwood per gli allievi dell’ultimo anno dei licei dove si studia la filosofia. Potranno partecipare alla pubblicazione degli atti nel volume del convegno internazionale “1924: Croce e l’Europa” i primi tre classificati del settore saggi (10 pp.); nel “Giornale di Filosofia Italiana” i primi tre del settore recensioni e note (2-3 pp.) Bando, regolamento e formulari per le domande sono in www.oscom.unina.it

L’idea nasce dal cento-cinquantenario della nascita di Croce, che porta proficue riletture. Quella che qui di seguito si propone, ad esempio, dimostra come tanti problemi di oggi fossero sentiti anche ieri, quando c’erano autori che li descrivevano meglio di come facciamo noi oggi. 

Le seguenti parole sono tratte dalle prime due pagine del libro di Croce. Citando il Cenni, Croce celebra il pregio di Napoli, sminuito già allora nella sua grandezza, da chi tende a disprezzarla. Per meglio servirsene, si può suggerire, visto che oggi il gioco è risultato vincente, e  gli effetti sono chiari.

Croce suggeriva il paradosso storico del Regno d’Italia costituito dai Duchi di Savoia – diventati re solo nel 1847 – che con continue accuse di inerzia e improduttività malavitosa, fecero del ricchissimo Regno d’Italia per antonomasia (Croce), ambìto sempre nell’Europa dei Re, nella Questione Meridionale. Un buon esempio del falsificazionismo storico raccontato da Eco nel romanzo Il Cimitero di Praga.

Benedetto Croce, La Storia del regno di Napoli, 1924

Qualche tempo fa, nel mettere ordine tra i miei libri e nel riunire in un solo scaffale tutti quelli attinenti alla storia napoletana, mi tornò tra mano  il raro volume di Enrico Cenni, Studi di diritto pubblico, e lo lessiIl vecchio regno di Napoli mi si trasfigurò innanzi agli occhi della mente non solo in uno degli stati più importanti della vecchia Europa, ma in tale che aveva sempre tenuto, nell’avanzamento sociale, il primato, o almeno uno dei primi posti. Sorse esso infatti, nuovo  singolare esempio nella semibarbarica  Europa, come monarchia civile, fondata da Ruggiero e conservata e rassodata sai successori, innalzata al sommo fastigio della gloria da Federico svevo; uno stato moderno… Ma più ancora che il suo organamento e la sua potenza politica, che decadde e andò perduta nei secoli seguenti, esso fu singolare  e venerando per il processo del suo svolgimento civile; perché mentre in altri paesi la lotta contro il sistema feudale, attraverso la quale  si elaborò la moderna civiltà ebbe tardo principio o eruppe in moti violenti e rivoluzionari, nell’Italia meridionale venne combattuta assai preso, e non con altre armi che la ragione e il diritto. Qui anzitutto visse sempre l’idea del Comune, vi ebbero sempre vigore i iura civitatis, i diritti che competono a tutti i i cittadini in quanto tali; e l’ordinamento feudale, allorché fu importato nelle nostre terre, vi trovò già costituito il demanio comunale, e il barone dové rispettarlo  e contenersi verso di esso come qualsiasi altro privato cittadino… la scuola giuridica napoletana. Che considerò le terre date in feudo come proprietà della nazione e in vario modo ma incessantemente corrose l’ordinamento feudale, si levo ‘maestra in Europa di equità civile, e fu presso di noi la vera classe politica, della quale ci spetta trar vanto.