Il vertice ONU sul Climate Change: la risposta ai Friday For Future

di Anna Savarese, Architetto di Legambiente Campania

Il vertice ONU sul Climate Change non è stato mai tanto atteso come quest’anno e so è avviato con premesse ottimistiche sugli esiti: 66 stati partecipanti aderiscono all’obiettivo “emissioni zero” entro il 2050°e ad essi si sono aggiunti altre 10 regioni,i 102 città e 93 imprese che si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo fissato dagli scienziati per contenere il riscaldamento della Terra, nei limiti fissati dall’accordo di Parigi del 2015; anche la Russia ha annunciato la firma della risoluzione per la ratifica dell’Accordo e inoltre 68 paesi si sono impegnati a rivedere formalmente verso l’alto i loro piani climatici entro il 2020, quando i 195 firmatari dell’accordo di Parigi dovrebbero presentare nuovi impegni. Inoltre, 30 paesi stanno ora aderendo a un’alleanza che promette di fermare la costruzione di centrali a carbone dal 2020.

Queste positive premesse hanno giustamente spinto il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres a dichiarare che “L’emergenza climatica è una gara che stiamo perdendo, ma possiamo vincerla”. Egli ha pertanto chiesto ai leader politici, ai governi, alle imprese e alla società civile, di partecipare al vertice con proposte ed impegni concreti perché per essere credibili e davvero efficaci non si possono prospettare solo piani di mitigazione, ma occorre indicare percorsi che mirino alla trasformazione dell’economia orientandola verso lo sviluppo sostenibile. Inoltre il Segretario Generale dell’ONU ha sottolineato che, nel traguardare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra del 45% nel prossimo decennio e a zero emissioni nette entro il 2050, occorre procedere ad una “transizione equa” che non aggravi le già ingenti disuguaglianze economiche, prospettando invece soluzioni che creino nuove opportunità occupazionali.

Sei le aree tematiche del vertice ONU: una transizione globale verso le energie rinnovabili; infrastrutture e città sostenibili e resilienti; agricoltura sostenibile e gestione delle foreste e degli oceani; resilienza e adattamento agli impatti climatici e allineamento delle finanze pubbliche e private con un’economia decarbonizzata.

Possiamo dire che l’impegno di Greta Thumberg e del movimento di giovani che ha innescato con i Friday For Future sta dando i suoi primi risultati: il vertice ONU nasce all’insegna della proposta di avviare finalmente un Green New Deal.

La stessa Ursula Von Der Leyen che dal prossimo 1° novembre ricoprirà la carica di Presidente della Commissione Europea Van Der Leyen sta ottemperando alla sua promessa pronunciata all’atto della sua designazione di luglio di lavorare per “un accordo verde per l’Europa nei primi cento giorni del mandato” per far sì che “l’Europa diventi il primo continente climaticamente neutrale entro il 2050”. Nella sua determinazione è supportata dalla politica della sua Germania che ha già avviato un Piano per la Protezione del Clima, senza aumentare il debito pubblico, da 54 miliardi complessivi per il 2023 e di 100 miliardi al 2030. Il Piano prevede misure che coinvolgeranno imprese e cittadini in tanti settori dalla mobilità, all’edilizia all’energia con il ricorso a strumenti di “riequilibrio” che spaziano dagli aumenti di prezzi e al contempo ad agevolazioni e deduzioni fiscali, a divieti ma anche a sussidi.

Ma la Von der Leyen ha anche il vento in poppa di un’opinione pubblica sempre più attenta alla sfida climatica lanciata da una generazione di giovanissimi scesi in piazza insieme a Greta Thumberg a New York (in contemporanea con manifestazioni in 150 Paesi) alla vigilia del vertice ONU per sostenere la delegazione di giovani attivisti ricevuta insieme alla stessa Greta al Palazzo di Vetro dai capi di stato e di governo.

D’altra parte è ben chiaro ai governanti che grazie ai movimenti innescati da Greta ma anche dopo i gravi disastri di questa estate, dallo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia, agli incendi in Siberia e poi i roghi in Amazzonia, l’opinione pubblica è scossa e chiede soluzioni certe per il proprio futuro e per quello dei suoi figli, come confermato da un sondaggio della Commissione Ue, per il quale il 93% degli europei considera il surriscaldamento globale un problema grave. Ciò spinge a confidare che alle buone premesse dell’avvio corrispondano risultati efficaci e che i governanti assumano impegni cogenti. È il tempo del coraggio!

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