In ricordo di Alberta Levi Temin

di Francesco Villano
Alberta Levi Temin
Alberta Levi Temin

Nelle primissime ore del 31 agosto scorso, Alberta Levi Temin, decana della Comunità ebraica di Napoli, ha lasciato questa terra. L’ha fatto con discrezione, con la serena e cosciente consapevolezza che altri scenari si stavano aprendo alla sua anima. L’ha fatto circondata dall’affetto di tutti i suoi cari e di quanti, tantissimi, hanno avuto la fortuna di poter godere, nel corso del tempo, del suo affetto e della sua amicizia. Una donna straordinaria, una vita incredibile la sua, ma vissuta sempre con levità. Il 25 settembre prossimo avrebbe compiuto 97 anni, ma sebbene provata fisicamente aveva tuttora una mente acuta e penetrante. Se dovessi dire una delle qualità che di Alberta mi hanno maggiormente colpito, nel corso del tempo, non avrei alcun dubbio a soffermarmi su quel suo essere eternamente giovane, nel cuore e nella mente, per cui si nutriva di quella freschezza esistenziale che le permetteva di vedere sempre oltre l’immediato presente, di cogliere squarci di speranza e possibilità là dove altri vedevano solo ostacoli e difficoltà. Una vita profetica la sua, incentrata su due assi portanti: il dialogo e la pace, caratteristiche proprie di un’anima matura. Una maturità forgiatasi nel crogiuolo di esperienze durissime e devastanti, ma che in lei, testimone della Shoah, scampata a Roma, la notte del 16 ottobre 1943, alla prima deportazione degli ebrei dall’Italia, si sono trasmutate in linfa vitale, in un amore per la vita, in tutti i suoi aspetti, che contagiava chi ha avuto la fortuna di incontrarla. Fondatrice, con altri, dell’Amicizia Ebraico Cristiana di Napoli, voluta nell’86 dall’allora Cardinale Corrado Ursi, ha riversato copiosamente il suo agire e le sue energie nell’Associazione, vista come la punta avanzata del rinato dialogo tra ebrei e cristiani. Ne ha animato e sostenuto le tante attività e iniziative, con entusiasmo e passione, ben consapevole dell’estrema importanza di tenere sempre vivo un dialogo così fondamentale sia per la fede ebraica che per quella cristiana. Sempre molto attiva, dagli anni ’90, al diffondersi delle prime voci di revisionismo storico che cercavano di negare la tragedia e la tragica dimensione della Shoah, ha iniziato a dare la sua testimonianza nelle scuole di ogni ordine e grado, comuni, comunità, associazioni dell’intera Regione, per ribadire la verità dei fatti storici. Convinta che solo il dialogo e la conoscenza reciproca potessero offrire un futuro di pace, ha continuamente ribadito che il rispetto di tutte le diversità e l’unità nella diversità sarebbero dovuti essere i percorsi obbligati in un mondo sempre più multiculturale e multireligioso che, attraverso il dialogo, diviene interculturale e interreligioso, sì da avviare percorsi virtuosi per lo stabilirsi della pace e della giustizia nell’intera famiglia umana. Sono decine di migliaia i giovani, ma non solo, che hanno ascoltato la sua esperienza. Sono sicuro che coloro che sono stati fecondati dal suo parlare profondo e denso, non potranno che portare a maturazione ciò che di tanto prezioso hanno ricevuto nell’ascoltarla e nell’incontrarla. Fino alla fine della sua vita ha continuato a ripetere:” finché ho fiato voglio parlare per chi non può più parlare”. Rosetta Loy nel suo libro La parola ebreo, edito da Einaudi, racconta la sua storia. Gli studenti della scuola media “De Curtis” di Casavatore hanno scritto La storia di Alberta e il senso della memoria edito da Loffredo; testo che è stato adottato in molte scuole. A lei è dedicato il volume Shoah mistero di Dio-mistero dell’uomo di Lucia Antinucci e quello di Giuseppina Luongo Bartolini Ebrei a Benevento. Nel gennaio 2006 la ESI ha raccolto in un volume, curato da Annalisa Accetta, Poesie per Alberta, le più belle poesie scritte dagli scolari dopo aver ascoltato la sua esperienza ed il messaggio di speranza che ne traspare. Educare alla pace, partendo da una personale esperienza di emarginazione e di dolore, forgia uomini e donne attenti a: ”Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, così come recita la sapienza dei testi sacri di tutte le religioni e quella laica, regola cui sempre Alberta ha fatto riferimento. All’interno della Comunità Ebraica, non solo italiana, Alberta si è sempre posta come prezioso testimone di pace e di dialogo, di ponte verso l’altro da sé. Ha lavorato attivamente per realizzare il primo incontro ufficiale, a Napoli, tra ebrei e palestinesi, alla presenza di Istituzioni (Regione e Comune) e di scolaresche. Ha sostenuto attivamente il progetto ‘Saving Children’ (del Centro Peres per la pace) per far curare bambini palestinesi in strutture israeliane. Per la sua opera ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti: nel 2003, il Comune di Arzano le ha attribuito la cittadinanza onoraria; l’11 dicembre del 2006, la Regione Campania, le ha conferito il “Premio per la Pace ed i Diritti Umani”; nel 2009, dal Comune di Cavriago (RE) ha ricevuto il Premio Dossetti, dal Comune di Napoli la Targa della Città di Napoli e dal Comune di Benevento il Premio Fraternità; il 28 gennaio del 2010 e su iniziativa dell’AEC di Napoli, per il suo novantesimo compleanno, l’artista tedesco Gunter Demnig ha installato, a Roma, in via Flaminia 21, tre pietre di inciampo (stolpersteine), nel marciapiede prospiciente il palazzo da dove furono prelevati i suoi zii e suo cugino, per essere deportati nei campi di sterminio nazisti. Nel 2011, con Diana Pezza Borrelli, di religione cristiana cattolica, ha ricevuto il Premio Mediterraneo per la Solidarietà Sociale. Se potesse sentirmi, le direi: cara Alberta ti ringrazio per tutto quello che ci hai dato e, dalla dimora di pace e amore nella quale ora ti trovi, continua a spronarci alla ricerca del Vero, del Bello e del Buono.

w-mm-villano-in-ricordo-di-alberta-levi-temin