L’indifferenza

di Monica Di Clemente

Mi ritrovo ad usare questo spazio per sollecitare alla riflessione, senza la presunzione di insegnare nulla né dilungarmi eccessivamente ma, semplicemente, con l’intento di lasciare un messaggio che, spero, possa arrivare agli occhi dei più. Accenno, brevemente, a diversi episodi di indifferenza cittadina a cui, sia direttamente che indirettamente, ho assistito, a distanza di circa 4/5 giorni tra loro.

Nel primo caso, una coppia discute, animatamente, per strada, durante l’attraversamento di macchine e persone. Pieno centro. Nessuno interviene per capire cosa sta succedendo e magari, solo sincerarsi che non è successo nulla di grave o se i due avessero bisogno di qualcosa. Io e mio marito rimaniamo “basiti” nell’osservare, increduli, il flusso di gente che “scorre” e che, neppure incuriosita, tende a fermarsi. Ovviamente, noi lo facciamo, con discrezione… sorvolo sui dettagli.

Nel secondo caso, assistiamo a qualcosa di davvero “strano”, concretizzatasi nell’arco di pochi minuti: litigio tra due ragazzine, pieno centro, ora di punta. Successivo intervento di due adulti, maschio e femmina che, in modo parecchio maldestro, le rimettono in macchina e ripartono, tra commenti infelici ed inadeguati. Stessa situazione. Indifferenza di tutti i presenti. Io e mio marito, di passaggio, ci accorgiamo che qualcosa non quadra. Ci fermiamo, ci avviciniamo, chiediamo spiegazioni (prima che entrino in macchina). Non ci accontentiamo del tentativo di giustificazione fornitoci dagli adulti di riferimento lì presenti e comprendendo che, comunque, era difficile fare di più, memorizziamo numero di targa e siamo attenti alla direzione intrapresa dagli stessi. Avvisiamo le Forze dell’Ordine della necessità di controllo dell’autovettura (dunque dei suoi passeggeri). Spieghiamo, a grandi linee, via telefono, le dinamiche alle quali abbiamo assistito, giustificando la nostra telefonata (allertante) e la nostra preoccupazione. Chiediamo anche cosa avremmo potuto fare di più… ci rispondono che abbiamo fatto il nostro dovere. Da quel momento in poi, avrebbero pensato loro al resto.

Arriviamo al terzo caso: Sabato di Perdono (festa patronale cittadina). Una ragazza tenta di parcheggiare in centro. Mentre effettua le ultime manovre di perfezionamento del parcheggio, viene accerchiata da un gruppo di ragazzini (presumibilmente adolescenti). Uno di loro, a volto scoperto, apre, velocemente, la portiera dell’auto e, di scatto, le afferra la borsa, scappando a gambe levate. La ragazza, immediatamente, esce fuori dalla sua vettura ed insegue il giovanissimo ladro, naturalmente più agile di lei, gridandogli e cercando, in qualche modo, di farlo desistere. L’indifferenza della gente, anche in questo caso, ha avuto la meglio e, soprattutto, ferisce di più dell’atto delinquenziale in sè. Nessuno si è curato di bloccare il ragazzo in fuga, pur assistendo all’inseguimento da parte della vittima, sconvolta e, anch’essa, in corsa. Per fortuna, in questo caso, la questione si è risolta nel migliore dei modi perché il ladruncolo ha gettato, dietro la sua vittima, la borsa e, dopo aver preso i soldi dal portafogli, ha gettato anche quello che, poi, intercettato da un passante, è stato riconsegnato al Comando locale dei Carabinieri. Sorvoliamo anche qui sul resto della vicenda.

Tutto ciò, velocemente, solo per soffermare la nostra attenzione di persone, prima ancora che di cittadini, su episodi di freddezza ed anaffettività inauditi. Episodi che spaventano, permettetemi, più della violenza in sé. Atteggiamenti pericolosi che vanno prendendo sempre più piede.

Cinica indifferenza. Disumanizzazione.

Eppure, perché rimane così difficile elargire piccole “pillole” di solidarietà?

Gramsci scriveva: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”.

Mai più azzeccata citazione di questa.

Probabilmente, da pedagogista, sostituirei il sentimento dell’odio con un sentimento di sconfitta nel senso di annientamento della società civile, del senso civico ma, prima ancora, annichilimento del rispetto verso l’altro/a che produce una mancanza di intervento, a volte, per diffidenza? Per paura? Per sfiducia nell’essere umano?

Chi può essere esempio virtuoso, in ciò, contagi gli altri!

Concludo con una considerazione di Elie Wiesel (Premio Nobel per la Pace nel 1986): “Sono molte le atrocità nel mondo e moltissimi i pericoli. Ma di una cosa sono certo: il male peggiore è l’indifferenza. Il contrario dell’amore non è l’odio ma l’indifferenza; il contrario della vita non è la morte ma l’indifferenza; il contrario dell’intelligenza non è la stupidità ma l’indifferenza.

È contro di essa che bisogna combattere con tutte le proprie forze. E per farlo un’arma esiste: l’Educazione. Bisogna praticarla, diffonderla, condividerla, esercitarla sempre e dovunque. Non arrendersi mai”.

W Di Clemente L’indifferenza