Migrazione di Saperi

di Franco Villano

Parafrasando una celebre titolo di un libro del grande mistico cristiano, Thomas Merton, ripresa da John Donne, “Nessun uomo è un’isola”, possiamo affermare che nessuna cultura o civiltà, di ogni tempo e ogni luogo, abbia avuto origine e si sia sviluppata da sé sola, da un “nulla” iniziale, ma che ci sia stata sempre una circolazione e un mutuo scambio di saperi, alle volte più intenso, altre volte meno, a conferma, se ce ne fosse bisogno, che la famiglia umana è ed è stata sempre una.

Possiamo citare Walter Burkert, il grande storico della filosofia greca, che ha sottolineato come: “il pensiero filosofico greco, pur imponendosi come modello epistemologico, nasca debitore nei confronti della tradizione orientale. La prima filosofia greca deve molto alle tradizioni precedenti e orientali, in particolare alla ricchissima fonte di tradizioni costituita dai miti cosmogonici e dalla letteratura sapienziale. Per rimanere nel campo degli esempi più segnatamente scientifico, basta ricordare quanta parte ebbero, nell’opera dei pre-socratici, la matematica e l’astronomia mesopotamica, la cosmogonia dell’acqua in Talete, la uranografia iranica in Anassimandro, l’ordine cosmologico e la percezione del tempo così come erano stati tramandati dalla letteratura sapienziale accadica”.

Dopo il Concilio di Efeso (431 d.C.), e quello di Calcedonia (451 d. C.), dove erano state riconosciute come dottrine eretiche rispettivamente sia il nestorianesimo che il monofisismo, e dopo la chiusura dell’Accademia Neoplatonica ad Atene nel 529 d. C., ad opera di Giustiniano, ci fu una migrazione di “cristiani eretici” e “sapienti pagani” verso Oriente. In breve da Atene, Alessandria, Antiochia, solo per citare alcuni tra i più importanti centri di quell’epoca, ci si diresse verso Oriente, prima a Edessa e poi a Nisibi, quest’ultima in territorio iranico-persiano sasanide. Alla fine di questo peregrinare, in particolare nestoriani ed esponenti dell’Accademia ateniese conversero nella celebre città di Jundishapur (sud ovest della Persia), fondata da Shapur I, dopo aver sconfitto l’imperatore romano Valeriano. Lì sorse una grande scuola per gli studi scientifici (in particolar modo di medicina) e filosofici; una vera e propria Accademia con una grande biblioteca e un osservatorio astronomico. La città divenne un centro di traduzioni del sapere ellenistico dal greco al siriaco, e da questi al pahlevi ( medio persiano), ma anche approdo della sapienza persiana e indiana. Non solo traduzioni, ma anche sviluppi, originali elaborazioni e riformulazioni di queste conoscenze. In sintesi: tutto il sapere della tarda antichità, sia occidentale che orientale, si incontrò per dare origine a nuovi saperi. Con l’arrivo dell’islam, che dava grande importanza alla scienza, basandosi su un verso del Corano che dice: “cercate il sapere fino in Cina”, questi scienziati si spostarono prima a Damasco e poi a Baghdad dove, nel 815 d.C., il Califfo Al-Mamun fondò la celeberrima Bayt-Al-Hikma (La Casa della Sapienza). Uno stuolo di traduttori, tra cui si distinsero dei saggi nestoriani provenienti da Jundishapur, mise a disposizione del mondo arabo-islamico, e in lingua araba, tutto lo scibile a disposizione. Per due secoli Baghdad fu il perno della cultura e della ricerca di tutta l’ecumene, non solo islamica. Filosofia, letteratura, matematica, medicina, astronomia, ottica, geometria, fisica, farmacologia, chimica, botanica, etc., sono alcuni dei nomi delle discipline che fiorirono a quel tempo. Non una pura e semplice trasmissione del sapere, ma una rivoluzione vera e propria del sapere stesso, dove un’altrettanta fondamentale importanza ebbero i grandissimi scienziati, tra tutti ricordiamo Ibn Sina e Al Biruni, provenienti da città dell’Asia centrale (l’attuale area occupata da Turkmenistan, Uzbekistan, etc…), quali: Merv, Bukhara, Balkh, Gurganj, Nishapur, Tus, etc.; tutti centri che già da alcuni secoli, precedenti l’affermarsi dell’islam, avevano sviluppato una plasticità culturale di altissimo livello che gli aveva permesso di confrontarsi e relazionarsi con i massimi sistemi di pensiero, religiosi e non, che nel corso del tempo si erano affacciati nel cuore dell’Asia: il buddhismo, lo zoroastrismo, il manicheismo, il cristianesimo nestoriano, l’ebraismo, il sapere ellenistico ed infine l’islam. A Baghdad, la biblioteca della Casa della Sapienza arriverà a contare sino a 500000 volumi. Tutto questo sapere, quest’immenso patrimonio culturale, migrerà per tutto l’ecumene arabo-islamico, sia ad Oriente che ad Occidente, fecondando anche il mondo ebraico e greco-ortodosso, e infine raggiungendo anche l’Al-Andalus, la Spagna islamica dove, alcuni secoli più tardi, a Toledo, dopo la Reconquista cristiana, sorgerà la celeberrima scuola dei traduttori che permetterà all’Europa cristiana-latina di attingere anch’essa a questo immenso serbatoio di conoscenze, che una volta interiorizzato e fatto proprio, le permetterà di spiccare quello strepitoso balzo in avanti che l’ha portata, in seguito, a primeggiare, per secoli, su tutta l’ecumene.

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