Runners ad Acerra il 6 gennaio

acerradi Vincenzo Giarritiello

La 27° edizione della gara podistica Trofeo della Befana del 6 gennaio a Acerra, organizzata dalla Libertas Atletica 88 Acerra, sta suscitando un vespaio di polemiche sia a causa delle avverse condizioni meteo con cui si è deciso comunque di dare il via alla manifestazione, sia per quelle pessime del percorso di gara, in più punti allagato dallo straripamento di un tratto fognario. Ciò ha costretto i runners a guadare un mare di melma maleodorante, come documentato da un filmato che sta spopolando in rete.

Ascoltando l’audio del video è facile presumere che gli autori della ripresa siano un gruppo di residenti stanchi di una situazione drammatica che si ripropone da anni non appena inizia a piovere, senza che le autorità competenti facciano qualcosa per arginarla. Nel filmato si vedono atleti saltellare nell’acqua o arrampicarsi su un cancello per superare quello schifo. Mentre le immagini scorrono, una voce di donna invita gli atleti a lamentarsi perché il video sarà inviato a Striscia. Quindi le si sovrappone la voce di un uomo che auspica di recapitare al sindaco il filmato affinché si renda conto. Non credo che il maltempo fosse un valido pretesto per rinviare la gara, avrebbe significato creare non pochi grattacapi a livello organizzativo, dar vita a un evento sportivo in un agglomerato urbano sconvolge per qualche ora gli equilibri di un’intera comunità con ripercussioni economiche non indifferenti sul suo intero tessuto economico e sociale. Perciò bene hanno fatto gli organizzatori a non annullare l’evento, chi non se la sentiva di correre sotto il diluvio poteva riconsegnare il chip e il pacco gara.

Quel che non è giustificabile, e di certo non è imputabile all’organizzazione, è lo stato pietoso di alcuni punti del percorso, in più tratti dismesso e allagato fino alle caviglie. Cosa sarebbe successo se un atleta fosse inciampato in un una pozzanghera e si fosse fatto seriamente male? Di chi sarebbe stata la colpa per non aver preventivamente provveduto a garantire l’incolumità degli atleti lungo il percorso di gara? Il Comune ha tutto il dovere di garantire la sicurezza di chi vi transita, sia in auto sia a piedi.

Ma non sarebbe stato meglio se chi ha effettuato le riprese, invece di posizionarsi al di là del guado per filmare i runners nelle loro evoluzioni acrobatiche, si posizionasse prima segnalandolo? Magari levando le barricate impedendogli di proseguire per difendere la loro incolumità? Comunque, nei tratti allagati, compreso quello filmato, non c’era né una pattuglia dei vigili urbani né della protezione civile.

Dopo tutto questo, soggiungo: lo so, agli occhi di molta gente noi runners sembriamo dei folli.

Del resto, come dargli torto visto che i primi a ammettere di non avere tutte le “rotelle” a posto siamo proprio noi? Chi avrebbe il coraggio, se non un folle, di sottoporsi a allenamenti massacranti, macinando centinaia di chilometri all’anno, correndo a qualsiasi orario e con ogni condizione meteo, anche le più proibitive, solo per il piacere di stare fisicamente bene; a volte partecipando a qualche gara, non disdegnando una maratona, per dare senso agonistico a quella fatica che ci costa tempo, fatica e denaro? (partecipare alle gare tra iscrizioni, spostamenti e, in alcuni casi, pernottamenti in albergo e pranzi in ristoranti ha dei costi non indifferenti).

Eppure quell’apparente follia testimonia non solo un indole fuori dagli schemi e narcisista – sì, ammettiamolo, noi runners siamo anche, un po’ (?), narcisisti!- ma prima di tutto una personalità che si vuole bene e ama la vita e le emozioni che regala correre all’aria aperta, tipo i colori dell’aurora o di un tramonto sul mare o dietro alle montagne! Infatti, seppure al mondo i folli non scarseggino, non tutti hanno la forza e il coraggio di alzarsi la mattina prima dell’alba o rientrando a casa a tarda sera, dopo una stressante giornata di lavoro, indossare la tenuta sportiva, calzare le scarpette e scendere quando il mondo sta ancora dormendo o sta apprestandosi a andare a letto, per macinare la propria dose giornaliera di chilometri su strada.

Così come non tutti i folli, non dovendo a andare a lavoro, la domenica mattina o un qualsiasi giorno di festa, anziché approfittarne per dormire un po’ di più, si sveglierebbero comunque presto per macinare almeno una ventina di chilometri, da soli o in gruppo, (tecnicamente questo tipo di allenamento è ribattezzato “medio” o “lungo” a seconda se la distanza da percorrere è inferiore o superiore ai 20 km).

Essendo la follia una patologia mentale, agli occhi di molte persone noi runners saremmo dunque dei malati mentali. Ma lo siamo davvero? Può definirsi malata di mente una persona che finalizza parte della propria esistenza alla cura del proprio fisico e al piacere emotivo che le procura correre? Se così fosse, malati mentali non saremmo solo noi runners bensì chiunque pratichi sport al fine di stare bene, di piacersi e di piacere! Che male c’è a avere rispetto e cura del proprio corpo? A godere delle emozioni derivanti dal gesto sportivo?

Mi si risponderà che non c’è nulla a patto che tutto ciò non diventi una mania. E se anche diventasse una mania, chiaro sintomo di una patologia mentale, se chi fosse preda di essa, vivendo in maniera alienante lo sport, starebbe comunque bene con se stesso in quanto avrebbe trovato la ragione del proprio esistere senza arrecare alcun fastidio a terzi, per quale motivo dovrebbe rinunciarvi? Solo perché agli occhi degli altri appare strano, folle?

Personalmente potrei – l’utilizzo del condizionale è d’obbligo – reputare folle chi, appena sveglio, la mattina, mette la macchinetta del caffè sul fuoco perché deve crearsi il pretesto per fumare la prima sigaretta della giornata, o chi spende un mare di soldi tra beauty farm, centri di benessere, creme rassodanti e quant’altro al fine di piacersi e di piacere.

Essendoci nella vita un limite a tutto, come diceva Aristotele la virtù sta nel mezzo, anche la passione per la corsa va amministrata con equilibrio e saggezza al fine di evitare che sfoci davvero in patologia mentale inducendo chi la vive a stravolgere quelle che sono le priorità esistenziali tipo gli affetti familiari, il lavoro e tutto, ponendo all’apice la corsa. Se davvero vogliamo parlare di follia, ai miei occhi folle è chi, pur praticando un qualsiasi sport a livello amatoriale, non si fa scrupoli di assumere sostanze dopanti per mostrarsi superiore agli altri in gara, o anche solo in allenamento. Ma questa è tutta un’altra questione.

W MM giarri runners