L'erbarioWolf Periodico di comunicazione, filosofia, politica
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Nuova Rivista Cimmeria

 Filosofia Italiana

 

di Ester Basile

 

E’ un’applicazione della Conferenza di Pechino messa a punto dal ministro delle Pari Opportunità approvata il 7 marzo. Essa indica una linea di tendenza proposta - non è una legge - ma ha grande importanza per la politica verso le donne, che vengono guardate nella loro concreta situazione nella società. Così si cerca di correggere la disoccupazione femminile e di incentivare l’imprenditoria, nella consapevolezza che per il 70% la disoccupazione riguarda le donne. Facendo particolare attenzione ai discorsi sulla flessibilità, legate alle responsabilità della maternità: essa dovrà diventare una scelta possibile senza danni per la carriera. Per l’istruzione, si chiede che i programmi scolastici vengano integrati da una storia della politica femminile, dalla conquista del voto all’educazione sessuale. Anche la Sanità dovrà fare più caso alle donne, per le politiche della contraccezione ma soprattutto per la prevenzione dei tumori femminili. Grande attenzione verrà data al problema della prevenzione della violenza: una volta tanto non si parla dello stupro come della violenza che riguarda le giovani provocanti - in fondo alquanto rara. La violenza quotidiana che riguarda tanta parte delle donne è quella casalinga, operata da mariti e figli che fanno notizia solo quando eccedono al punto da suscitare decorsi ospedalieri o peggio. Violenza di cui tutti conosciamo la "normalità", ampiamente protetta dalle omertà e dal pudore. La possibilità dell’allontanamento dal focolare del violento sarà sicuramente un’arma valida, poiché, per lo più, questi atteggiamenti di prepotenza sono dovuti alla sicurezza dell’impunità, al costume, alle abitudini, piuttosto che ad un vero e proprio odio di genere o all’insoddisfazione del rapporto coniugale. Quanti proverbi raccomandano di picchiare la moglie per sfogarsi o per mantenerne il dominio? Per amarla, insomma: si tratta di far capire all’uomo che si può amare anche come amano le donne, rendendo cioè la vita migliore all’oggetto del nostro amore.

 

Dopo Pechino quale politica per affermare la libertà femminile nella società e nelle istituzioni

Convegno organizzato dalla Provincia di Napoli, 22 gennaio 1997

Si è svolto a Napoli mercoledì 22 gennaio 1997 un Convegno in Santa Maria La Nova sulla libertà femminile, cui hanno partecipato, oltre a personaggi politici di primo piano nazionali e locali, anche molte rappresentanti di Associazioni femminili, coinvolte numerose nell’iniziativa.

Per prima ha preso la parola Teresa Armato, Vice Presidente alla Provincia la quale ha sottolineato l'importanza della partecipazione delle donne su base egualitaria alla vita politica, sociale e culturale  per realizzare una democrazia vera. Ha citato anche Papa Giovanni Paolo II che, nella lettera alle donne, affronta i problemi del futuro che vedranno maggiormente coinvolte le donne. Forse questo spunto va letto nell'ottica di una profonda esplicitazione delle contraddizioni che ancora oggi fanno parte dell'universo femminile: "Dobbiamo tutte insieme mettere in atto una strategia che rafforzi la presenza e il potere delle donne a cominciare dall'educazione alla partecipazione ai processi decisionali magari oltre le Pari Opportunità ma non senza di esse. La proposta è fare riferimento alle Pari Opportunità in tutte le strutture cittadine con appositi sportelli. "Se istruisci un ragazzo, istruisci una persona, ma se istruisci una ragazza educhi una famiglia e una Nazione": un proverbio africano con cui la Armato ha chiuso il suo intervento.

Per Giovanna Borrello, Consigliera alla Provincia, bisogna fare un bilancio della presenza quantitativa ma soprattutto qualitativa delle donne nelle istituzioni politiche e sociali. Sono presenti in questa ottica tante Associazioni femminili e femministe con cui, dice la Borrello, bisogna "cercare insieme nuove proposte e affermare la libertà femminile nelle istituzioni e nell'intera società. Bisogna mettere in discussione tutti gli schemi finora esistenti. Molte parlano di crisi del patriarcato ma sotto gli occhi di tutte si verificano ancora violenze e discriminazioni. Io credo che l'appartenenza al proprio genere è divenuta senso comune e che sempre più donne nella vita privata e pubblica partano da una riflessione su se stesse. Si tratta di scrivere la libertà nei Codici, negli Statuti e nella politica. Nei Codici del pensiero, soprattutto, affinché la Conferenza di Pechino continui la sua strada. Un potere che determini e ampli con la nostra cultura e le nostre pratiche le Modalità e i confini della politica" moltiplicando le relazioni fra le donne nel senso dell’associazionismo.

Franca Chiaromonte considera “l'affermazione della libertà femminile un problema che riguarda soprattutto le istituzioni e il loro futuro. Si parte tutte da Pechino proprio perché quella Conferenza è stato il risultato di anni di pratica politica e dei movimenti delle donne che si sono mossi con una comunicazione che ha superato le barriere non solo nazionali ma anche etniche. E' finita l'epoca del patriarcato. La pressione femminile ad entrare nell'esercito mi sconcerta, occorre iscrivere la nostra differenza nel Codice penale e civile: bisogna cominciare a costruire il nuovo. Le donne che investono in politica questa loro differenza e il loro sapere lavorano per la riforma”.

Silvia Costa, Presidente della Commissione Pari Opportunità, dichiara che le “istituzioni devono divenire strutture di forza e non strumenti di dispersione di energia. Bisogna convivere con diversità di condizioni. Libertà dal bisogno e quella di esprimersi insieme con le libertà da costrizioni culturali, economiche e fisiche sono necessarie. Sono sicura che bisogna parlare tra uomini e donne, non considerare l’emancipazione femminile in modo autoreferenziale. Non c'è emancipazione nel lavoro se non c'è un nuovo ripensamento dei ruoli familiari fra uomo e donna ed anche solidarietà anche con le donne straniere. I diritti cambiano quando anche i doveri mutano."

Il Ministro Anna Finocchiaro ha sottolineato l'importanza della ricerca storica, di quella storia delle donne che deve essere approfondita. Non ha mancato di sottolineare, oltre alle considerazioni squisitamente politiche dei vari interventi, la necessità di costruire una capacità di analisi dando vita anche nel Sud ad un archivio storico delle donne. Inoltre il Ministro ha sottolineato la necessità che le donne entrino in maggior numero in politica, che badino a consolidare con una formazione politica di base il loro istinto di partecipazione. Tutto questo evidenzia quanto ci sia ancora bisogno di riparlare dei femminismi: non tanto come bandiera di una lotta di genere - tema su cui l’accordo tra le donne troverebbe un elemento forte di polemica invece che di concordia e di unità d’intenti - ma come spunto alla riflessione specifica e all’elaborazione di politiche adeguate, che devono ormai andar nella direzione della Conferenza di Pechino.