Il mistero del convento mai stato

 

Quando l’umido pozzo del convento di Sant’Ambrogio ad Nemus vomitò l’ultima luna, il monaco Mannaro fu visto – unico confratello titolato alla risoluzione di casi impossibili- fu visto rovistare , in cerca di indizi, nella sozza mota del vicino cimiterio sconsacrato. Alcuni giorni dopo,  trovandosi il custode del suddetto cimiterio, tal Necrenzio, ad innaffiare pianti, rinvenne dietro alcuni rivi di disperazione alcune  importanti tracce che fedelmente andiamo a riportare:

- uno stinco di santo

- una manna dal cielo

- un paradiso perduto

- l’impostura dell’anima

- la postura dell’anima

- alcuni riflessi di soli scomparsi

- 3 indulgenze plenarie fallite

- 6 giubilei mai indetti

- 14 scomuniche  mai comunicate

- 7 bolle di sapone (…qui scivolò l’aerostatica verità)

- un mitra senza caricatore

- il corpo in decomposizione di una badessa- sicario

- lo stomaco di un chierichetto goloso d’ostie

- l’estratto conto di Michele Giordano (NON PERVENUTO)

- lo statuto della D. C. in catanese arcaico

- versi sparsi di un trovatore niellino – forse inneggianti alle droghe leggere

- alcune tracce sbiadite di grano salis

- una corona di spine spuntate

- Dio

- God

- Dieu

e tuttavia passò oltre. S’inerpicò cadendo su per la scarpata, barattò con illazioni e battè la testa in modo tale da ritenere quantomeno attendibili le suddette dichiarazioni. L’abate Radulfo, messo al corrente dell’accaduto si limitò ad assentire ad a passare ad altro argomento.

Fu vagliato il caso di Onorio da Pietralata, ex rivoltoso delle vallate bresciane ed ora rifugiatosi nel convento in attesa di eventi.

Ebbene, questo Onorio, rubata una gazza ladra al suo legittimo proprietario, Fravolo da Padova, le aveva amputato le ali per farsene veste da notte. Coltivava infatti la bislacca abitudine di lanciarsi in picchiata dalla segreta ubicata (omissis…è segreta!) al fine di rendersi trasparente ai sogni. L’abate Radulfo, ormai stanco del vociare frastornante dei due convenuti, aizzò contro di loro un ex libertino scampato a uno stupro (ora boia del convento col nome di Fra’ Cappio)…nulla finchè, al convento, non fece il suo trionfale ingresso il monaco Mannaro di ritorno dlalle sue investigazioni.

Nell’atmosfera sospesa e rarefatta dell’uditorio gremito svelò i particolari sconcertanti, risolutivi a suo avviso, di questi e di ogni caso a venire.

Accompagnato da Catantonio, il figlio quattordicenne del custode Necrenzio, diede il via ad una serie di dimostrazioni pratiche.

In primo luogo egli smentì l’esistenza del convento, dei monaci e dell’abate – loro superiore-. Ongi altra cosa, come si capirà, ne scaturì facilmente.

Non ciè dato di sapere quali furono le prove che il Mannaro (non più monaco) produsse. Fonti di provata fiducia, tuttavia, affermano con la forza dell’autorità che mai esistettero pozzi soggetti a nausee da luna e mai un estratto conto veridico di Michele Giordano. Ne discende che la storia qui raccontata è, in tutto o in parte, frutto di fantasia e che “si comprova solo quanto si immagina, ma si approva solo ciò che inabilita” (queste le ultime parole apocrife del Mannaro non più monaco). Post illa (quae non fuerunt)…

 

Breve confessione di Catantonio,

Figlio di Necrenzio da Assenzio,

amanuense del Mannaro sedicente monaco,

resa alla curia vescovile di Saluzzo.

A.D. MCCXXVII.

“A vous,nobilillustrissima signore, vescov’amico mio. Penitenziagite! Thank you por todo lo que vous facete pour animam meam! Deus immensu lato sensu, strictu, adstrictu sensu. Mon ame je pose, I suppose nelle vuoste mana. La mors is to the other side, sopre, a canto, a fianco a mi. Mecum, filio de luna, soy grande pecadore. Vous ne savez pas quesqu’i ho fatto! You dont know ! Monacus Mannari dixit mihi nada existe ! Ni convento, ni historia, ni tiempo, ni niento… un cazo! Pendant qu’il disait ce parole, todo dispareu, aussi die Welt Anchelomunno! Dans la sua ciella hi faceba multo exorcismo en criant Dios-Diosa por amor politeistico u de la femina ( ?) Lo die qu’il me repeteba la mema istoria et todo como siempre dispareu, jo sentii tremblarme viscerale et sanza intendere un cazo jo fuivo loin de lui…If you want to know los sortilejos, my little brother, illustrificentissimo fratello do corazao, jo ve digo: NO SABE NIENTE!!!!! CATANTONIO est stuPido! Me bato la cabeza, ma jo norecuerdo que un verso de una canciòn d’un troubadour xiellino sobra las drogues legeres que l’erborista Severino melangeaitdans le potaggio et que mon maitre, el Monacus Mannario….Marrani, cantaba sempre ante quam dormire:

Esta luna mormosa

Mi luna, mi hermosa

Esta luna tinieblosa

Que sta en mi cabeza

 

Saluzzo A. D. MCCXXVI

 

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