L'erbarioWolf Periodico di comunicazione, filosofia,politica

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Nuova Rivista Cimmeria

 Filosofia Italiana

di Clementina Gily

La questione RAI in Italia si porta avanti dal dopoguerra tra colpi di mano e miopia sul futuro: il potere RAI dura quanto può, a seconda delle congiunture; una vera e propria legislazione è difficile – sempre aperta ai colpi di mano: nel prossimo numero analizzeremo la proposta Gasparri.

Il tema richiede attenzione massima perché la comunicazione è il centro stesso del gioco politico al momento attuale. Quando fu la questione delle nomine, prima delle vacanze, Donzelli (uno dei due consiglieri d’opposizione) lanciò l’idea dello sciopero dei consumi TV, come arma per contrastare eventuali nuovi colpi di mano, dimostra la disperazione in cui si è, visto che è proposta di base che certo nessuno si aspettava dall’interno del potere RAI. E’ vero che simile sciopero vietò, in Canada, la programmazione di Tom e Jerry: ma gli anglosassoni sono paesi dove l’associazionismo di base è forte, agguerrito, ed anche maniacale; ed è vero che non lo proposero i politici al potere.

Invece quel che occorre è una riflessione seria. Piuttosto che contare sull’organizzazione, inesistente, dei consumatori (che è giusto, comunque, incentivare), si dovrebbe riflettere su quale sia il giusto atteggiamento verso il consumo da parte di un soggetto pubblico. In proposito vorremmo suggerire di approfondire una riflessione sulla pubblica amministrazione che già da anni in Gran Bretagna ha posto una differenza nell’analisi del consumo e del rapporto con esso della funzione pubblica. Non è possibile, da parte di una organizzazione statale, avere l’atteggiamento targhettizzato che può avere una società privata, che offre sul mercato in regime di libero scambio le sue merci.

L’audience può essere corteggiata liberamente da un servizio privato, non da uno pubblico, che ha le sue strategie di governo della cosa pubblica, che deve fornire un’organizzazione efficace dei servizi. Ma non per questo si deve ignorarla proponendo un’offerta sgradevole e punitiva. Nel caso di un servizio televisivo in libera concorrenza con soggetti privati questo sarebbe, tra l’altro, un suicidio.

Si può però agire sulla scorta di una differenza tra un senso weack e strong di consumismo (C. Hood, Administrative Analysis, Harvester Wheatsheaf, Brighton 1986, p.171). Mentre lo strong sense si lega senza equivoci al settore commerciale, causandone direttamente le scelte, si può adottare un weack sense, cioè un rispetto della soveraign consumers. Senza blandire l’utente con una tv spazzatura, ci si può prendere cura dell’utente badando all’insieme delle sue richieste, che sono anche richieste di cultura, o almeno di evasione dalla volgarità. Basta fare davvero un circolo di monitoraggio per rendersi consto che genitori, insegnanti, benpensanti in genere, non amano trasmissioni di basso livello cui pure casomai danno ascolto (dimostrano certa competenza nelle critiche: ma appunto poi criticano e vorrebbero altro). Prendersi cura dell’utente intero, non solo delle sue debolezze e dei suoi momenti di stanchezza, in cui tutto va bene per distrarsi da una giornata stressante. Ascoltandolo nel momento in cui parla e dà un giudizio, non quando accende il televisore ed alza l’audience. Questo ci avvierebbe verso una società della comunicazione, oltre la società dell’informazione in cui viviamo.

Si potrebbe così costituire non una censura, ma una ‘cornice di regole’ (J. Connelly, All customers now, in “Teaching Public Administration”, Autumn 1992, vol. XII n.2, pp.29-32), non un codice ma una serie di possibilità, adattabile ai singoli casi volta per volta, a discrezione dell’amministrazione. L’umanizzazione delle regole a seconda del consumatore favorisce la comunicazione col cittadino, gli dà la public service orietation, rivitalizza il senso di cittadinanza e di public service ethos (J. Stewart J M. Clarke, The Public Service Orientation: Issues and Dilemmas, in “Public Administration”, vol. 65).

Senza tradire la necessità di un ordine centrale attenta all’analisi seria della formazione mediatica, ma anche andando incontro ai desideri del consumo: dandogli occasione per maturare un gusto estetico. Ciò garantisce in tutti i sensi la qualità del servizio.