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Nuova Rivista Cimmeria

 Filosofia Italiana

 

di Vito Orlando

 

Una recente indagine definisce gli italiani i veri eredi di Tartarino di Tarascona, persi tra sogno e realtà. Basta aver assistito allo spettacolo fornito dagli utenti di telenovele e serials per credere alla giustezza della definizione. Ma anche per riconoscere in loro spettatori che scelgono il loro programma e vi partecipano come ad una vera a propria agenzia di socializzazione (Giddens).

Non è il pubblico di Neverland - il mondo di Peter Pan – che si serve della favola per disegnare progetti generosi. E’ invece piuttosto quello che cerca nella favola una configurazione condivisibile con altri per intrecciare il mai sorpassato orizzonte del pettegolezzo. Nella storia si gettano ami per tutte le bocche, che vogliano riprendere il sogno continuo ad ora fissa (donde il privilegio delle  ore di pranzo). E' necessaria perciò l'audience abituale, per la telenovela. Ma non è importante vedere tutte le puntate, basta tenersi aggiornati su quel che succede, come dice Sorlin: "La prassi, a questo punto ha minore importanza della virtualità: se non si è seguito un episodio particolare, lo si sarebbe potuto seguire - e comunque si è abbastanza al corrente con l'insieme dei fatti per colmare una lacuna (...) le serie sono, fondamentalmente, guide di scorrimento della comunicazione (...) sono regolate, prevedibili: se ne prende quel che si vuole e ognuno organizza a suo piacimento un consumo che non ha bisogno d'essere intenso, perché l'importante non è vedere quanto sapere che gli altri hanno visto (…) la funzione particolare della serie è nel costituire una base allargata per lo scambio sociale".  (Fanno le case tutte uguali, in F. Casetti, L'immagine al plurale).

Il pettegolezzo è lo strumento principe per cementare le aggregazioni sociali, basta guardare negli uffici, dove solo alcuni sono ammessi alle chiacchiere dei capi. Le novelle si sono sostituite senza soluzione di continuità ad una vecchia abitudine, perché lo sradicato uomo del 2000 ha bisogno da tempo di elementi di affettività, di legarsi ad una famiglia di personaggi, che gli diano argomenti di conversazione al supermercato. L'ottica del tempo infinito di trasmissione genera l'epoca del pettegolezzo mondiale, degli alberi genealogici di parenti esteso alla nuova umanità.

La ripetizione concatenata delle puntate riflette la serie, che è caratteristica principe della retorica radiotelevisiva, come prima della letteratura popolare. In essa si ripete una morfologia ricorrente (Propp), tipica dell’oralità e poi anche della scrittura. In modalità molto diverse a seconda dei generi: è diverso ripetere in esempio, ripresa, ricalco, serie, in consistenza di spirale, serialità, saga, citazione, parodia, autoriflessività (Eco, Tipologia della ripetizione, nel vol. cit.di Casetti). Storia d’immagini che il montaggio confeziona in storie pensate, ricreandole nel tempo voluto, conferendo "un senso che le immagini oggettivamente non contengono e che deriva soltanto dal loro rapporto (...) Il significato finale del film risiede molto più nell'organizzazione di essi che nel loro contenuto oggettivo (...in) combinazioni innumerevoli" (A.Bazin, Che cos'è il cinema, Garzanti 1973). E’ così che la letteratura popolare delle telenovele gira i frammenti senza che i protagonisti ne sappiano la storia, in un giro continuo sugli stessi temi, ripetitivo sino alla stanchezza.

Perché non è proprio una storia, ma un’altra vita. Il flusso continuo del tempo dell'utenza ha consentito la dilatazione oltre misura del feilleuton. Dove il ricorso a trame conosciute fornisce la connessione che dona all'intelligenza ed alla memoria la possibilità di affrontare problematiche solite in nuovi nessi. A volte più costanti della vita reale: se si pensa alla longevità di Sentieri, ad esempio, nata in radio nel ’37, quando solo pochi dei successivi ascoltatori erano nati… Così, nel tempo continuo della televisione, al tempo reale si sostituisce un tempo alternativo, una vita che si svolge parallelamente, che possiamo scegliere, che ci fa incontrare altri utenti che hanno i nostri stessi gusti. L’agenzia di socializzazione che mette in atto la televisione, dunque, supera tempo e spazio tradizionali per farci incontrare nello spazio autonomo creato dall’opera.

E’ quindi un’opera di letteratura popolare, ma non destituita di caratteristiche proprie dell’arte, se sa creare un tempo continuo ed alternativo proprio che non è il tempo di Chronos.

Con ciò non si vuol dire che le telenovelas siano il miglior prodotto televisivo: a molti non piacciono affatto. Ma anche in esse va riconosciuta una sezione di letteratura popolare che, considerata con attenzione, dà spunto ad una migliore conoscenza del target ed a valutare con attenzione. Perché la televisione ha saputo conquistarsi i suoi spazi appunto così, senza sottovalutare l’audience, anzi dando per oro colato le indicazioni numeriche di gradimento dei programmi. Sino ad un imbarbarimento della produzione, dovuto al semplice mettersi cinicamente al corteggiamento del successo numerico – il commercio ha vinto.

Se si vuole invertire questa tendenza e recuperare un’ottica di contenuti, si deve pur sempre considerare l’audience, cioè fornirle programmi colti ma gradevoli, come tante volte accade di vedere. Ma questo mai sottovalutando le caratteristiche di successo di certi programmi. Ad esempio, le telenovelas mostrano chiara la tendenza ad una vita onirica, vissuta nell’interrelazione di una letteratura popolare, insieme a tanti altri che sognano. Tutto questo è un elemento di successo, cui forse di potrebbe fornire qualcosa di meglio di queste saghe di famiglie incestuose, tutte prese da futili giudizi su eventi da cerebrolesi. Basterebbe seguire criteri analoghi su qualche grande letteratura, ad esempio, qualche storia importante. E forse invece di Sentieri andremmo sulla luna con Orlando.