Anno: 2015

Felicità Interna Lorda

di Gily Reda, Editoriale

Che il nuovo anno riprenda il motto del Butan, paese che in dicembre ha regalato una foresta al mondo rinunciando ad una installazione industriale, nella convinzione che sia opportuno anche badare alla felicità interna lorda, oltre che ai denari, un pensiero ossessivo e martellante, che sa divorare ogni valore.
Tutti ricordiamo la voce di Antonello Venditti che da Roma salmodiava In questo mondo di ladri: sono anni ormai che sentiamo raccontare dalla magica scatola nell’angolo ricoperta da un apposito tappetino – come raccontò la Tivvù tanti anni fa una studentessa di teoria della comunicazione di Salerno – non favole e informazioni, ma il nuovo terribile oppio dei popoli: ladri, stupratori, terroristi, corruttori della gioventù, assassini e taglia teste… tutti pensano solo al loro interesse, piccolo, grande, a costo di furti ed assassini… non sorge nemmeno più la domanda “Ma prima c’erano tutte queste brutture?”. Ormai siamo abituati al Fiorito di turno, fu il primo a stupirci con l’entità della sua fame, ed è oggi tranquillo possessore di beni rubati per milioni.
Quel che emerge è lo sconcerto: basta poco per essere felici ai bambini e ai poveri… ma almeno sono felici costoro? tutto questo rubare senza requie serve almeno a renderli felici? no, nemmeno questo: altrimenti smetterebbero di rubare. Lo fa forse oggi Fiorito, conquistato il suo denaro patteggiando? Possiamo solo dubitare, chi ha tanta sete non si sazia mai.
Ed ecco che il povero Butan, invece, ci fa finire l’anno con gioia, col riflettore sulla Felicità Interna Lorda, e manco a farlo apposta la sigla è FIL, quella degli insegnamenti universitari di filosofia.
Chi sa bastare a sé stesso, sia cenobita o uno qualunque del genere umano, continuerà a sorridere, come Francesco, quello medievale, uomo di cui si sono sempre lette pagine e poesie per godere della sua pace, anche prima che infine questo Papa decidesse di sceglierne il nome.
Il Natale e il Nuovo Anno sarebbe bello che tutti meditassero sul FIL, oltre che sul PIL. E sul perché ci sia voluto Papa Francesco per sdoganare i processi di santificazione di Papa Giovanni e ora di Madre Teresa di Calcutta: due religiosi che ognuno nel suo cuore ha sempre guardato con la reverenza con cui si guarda ad un santo.
Buon anno, speriamo che molti dedichino più tempo alla Filosofia Interna Lorda, la Grande Ricchezza.

W editoriale 24-15 Felicità Interna Lorda

Bill Viola E Lanfranco – Il dialogo ricco nel tempo del senso dell’arte

di Clementina Gily, Editoriale

A Reggio Emilia si espone L’«Ascensione di Isotta» di Bill Viola e «La Maddalena portata in cielo dagli angeli» di Lanfranco fino al 10 gennaio. Nell’ambito della rassegna `Arte in agenda. A tu per tu con…´, della Fondazione Palazzo Magnani, grazie alla sua collaborazione con il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino. Il progetto, attraverso il dialogo tra due opere, così lontane nel tempo eppure così vicine per forza espressiva, intende esaltare il rapporto inscindibile tra arte antica e moderna, generato dal fascino che l’arte del passato ha esercitato sugli artisti a partire dalle avanguardie del Novecento fino alla contemporaneità. Bill Viola trae ispirazione stilistica e compositiva propriamente dalle opere degli artisti italiani del Rinascimento: «Alla fine degli anni Ottanta – spiega Viola – la distanza che mi aveva separato dai vecchi maestri del passato si è completamente dissolta. Tempo e spazio, passato e presente, erano la stessa cosa. Così il mio profondo legame con la pittura italiana, nato nel periodo in cui vivevo a Firenze, è ritornato a galla come un amore perduto. Ho capito che i cosiddetti vecchi maestri non erano altro che giovani radicali. Masaccio, Michelangelo, Raffaello, erano artisti influenzati da nuove idee tecniche e scientifiche, provenienti da centri di ricerca e da università. Avevano tutti circa 20 anni quando hanno creato i primi grandi lavori. Il parallelo con l’epoca attuale delle videocamere digitali, della computer graphic, della videoarte e di internet, è indiscutibile». «Una volta stabilita questa relazione – prosegue l’artista italoamericano – e cioè che tutta l’arte a quel tempo era avanguardia, si colgono solo connessioni e affinità, non fratture. Dopo tutto, c’è un unico filo che attraversa la scienza ottica, dalla prospettiva del XV secolo fino all’era digitale. Così un intero nuovo paesaggio, che aspettava di essere esplorato, mi si è aperto davanti. Naturalmente non ero interessato ad appropriarmi o a parodiare, non volevo semplicemente riprodurre o citare la storia dell’arte. Ho guardato a loro come modelli per la mia concezione dell’immagine, costruendola grazie a un’esperienza lunga 700 anni».

W EDITORIALE 23-15 Bill Viola E Lanfranco – Il dialogo ricco nel tempo del senso dell’arte