Categoria: To play

A Royal week end

di  Salvatore Bevilacqua

Narrato dagli occhi di Daisy (Laura Linnery), cugina di quinto grado del presidente degli Stati Uniti d’America Francklin Delano Roosevelt (Bill Murray), “A Royal Weekend”, uscito nei cinema italiani il 10 gennaio 2013, (titolo originale “Hyde Park on Hudson”, prodotto dalla Free Range films, Film Four e Daybreak Pictures e diretto da Roger Michell), narra la prima visita di reali inglesi nel continente americano. Nel giugno del 1939 re Giorgio VI (Samuel West) e la regina Elizabeth Bowes-Lyon (Olivia Colman) visitano il presidente Roosevelt nella residenza della madre a Hyde Park on Hudson per un weekend che in realtà è un incontro diplomatico volto ad instaurare un’alleanza tra gli Stati Uniti d’America ed il Regno Unito che possa permettere ai britannici di non soccombere all’invasione ed al potere della Germania di Hitler in una possibile guerra.

Come sfondo a questo elemento storico, ciò che viene messo in evidenza in questo pacato e particolare film sono anche alcuni elementi della vita privata sia del presidente Roosevelt, sia del rapporto coniugale dei reali britannici. Nel primo caso scopriamo che il presidente era un donnaiolo tanto che aveva diverse amanti, tra cui anche la stessa protagonista Daisy e che probabilmente la moglie era a conoscenza di queste sue relazioni extraconiugali, mentre il secondo elemento è il rapporto tra i giovani reali che ancora non entrati al meglio nel loro ruolo di sovrani, si trovano ad ereditare un regno ed un paese in gravi difficoltà e per questo motivo cercano l’aiuto degli Stati Uniti.

Il film mostra anche le debolezze dei due uomini ovvero la paralisi agli arti inferiori del presidente e la balbuzie del re (per approfondire questo aspetto si consiglia la visione del film “Il discorso del Re” vincitore di 4 premi Oscar) e di come le persone intorno a loro ignorino tali handicap un po’ per rispetto, un po’ per pudore.

Il film si conclude con una scena che viene interpretata dalla stampa dell’epoca come la firma su un patto di alleanza tra i due paesi, ovvero il mangiare un hot-dog da parte di Giorgio VI offerto da Roosevelt dando il via ad una relazione speciale tra i due stati.

“A Royal Weekend” è un film forse lento in alcuni frammenti, ma interessante forse perché cerca di mettere in evidenza l’amore patriottico da parte dei sovrani britannici che cercano con il loro viaggio di salvare il loro popolo dagli attacchi del nemico che bussava prepotentemente alle porte di un’Inghilterra che si preparava insieme agli altri stati europei al secondo conflitto mondiale.

Anche se il calibro degli attori è alto, si ha in alcuni punti del film come la sensazione che non si sia riuscito ad approfondire la relazione che poteva nascere dall’incontro-scontro di due culture cosi diverse come sono quella britannica e quella statunitense che viene solo accennato.

In conclusione, anche se presenta qualche debolezza di scrittura e di sceneggiatura, “A Royal Weekend” cerca a modo suo, positivo o negativo questo è un parere soggettivo, di raccontare un evento storico che è stato fondamentale per la vittoria della Gran Bretagna nella seconda guerra mondiale.

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A proposito dei cuochi

di Redazione

Dumas A., Il grande dizionario di cucina, Sellerio, Palermo 2004 (1802-1870)

Dumas era un gran mangiatore, lo dimostrava anche col suo incedere robusto ed energico. I cuochi TV d’oggi, tutti snelli e irosi/giocosi/ben pagati, non si sa quanto davvero apprezzino il piacere del gusto. I piatti devono essere belli come quadri, come i quadri non cercano più di essere, sono da vedere più che da mangiare. Inoltre, sono un test di abilità, per il cuoco, per il mangiatore, per riconoscere e mescolare elementi così da garantirsi l’originalità – dall’ortica al farro, tutto quel che veniva dato ai maiali passa nell’alimentazione umana.

Dumas non esitava a portarsi dietro, in avventure nei mari e per terra, le derrate alimentari utili a mangiare secondo lui decentemente, secondo uno sguardo contemporaneo lucullianamente. Di qui ben due volumi enormi di oltre 2000 pagine, che in ordine alfabetico danno non solo l’indicazione di come si fa una salsa a come si sceglie il vino, ma anche come si frolla la cacciagione, come si passa dalla materia bruta – e come la si sceglie – a qualcosa di mangiabile.

Ma soprattutto il libro va consigliato ai cuochi d’oggi, tra cui ci sarà a breve anche la sorella della principessa del Galles, la celebre Pippa, per  le pennellate di costume. Ad esempio per descrivere delle scaloppine si dice che  “il valletto da camera del marchese de Bresolles inventò questo piatto (omonimo) mentre il suo padrone prendeva parte  alla guerra dei sette anni”. E a volte la cucina diventa conversazione arguta:

“Durante la mia giovinezza ho abitato nella mia città natale, Vills- Cotterets, la quale è circondata da una magnifica foresta dove il duca de Bourbin veniva a fare delle belle battute di caccia al cinghiale; mio cugino era ispettore della foresta. Un giorno sentendo che il duca mi diceva “Monsieur Dumas, vostro padre ed io, ci siamo scambiati qualche colpo di sciabola durante la gioventù”, mi invitò da quel momento a cenare a casa sua ogni volta che il duca andava a cacciare a a Villers. Cotterets. un giorno il duca raccontò che nell’89, lasciando la Francia, chiese ospitalità al principe-vescovo di Passau, il quale gliela concesse con la fastosa ospitalità dei prelati sovrani. Durante la prima cena il principe Condé esclamò:” ah! Ecco del buon brodo, datemene ancora qualche altro mestolo”. “Monseigneur, rispose il principe-vescovo, fin quando starete qui ordinerò che si presti molta cura al potage , la nazione francese è una nazione ghiotta di minestra” Faremo ricorso quindi a tutti gli esperti per dire quali sono i principi della carne alla quale il brodo deve il suo sapore; questi principi sono la fibrina, la gelatina, l’osmazoma, il grasso e l’albumina” segue l’elenco di tutte parti delle carni da miscelare opportunamente.

Un libro di cucina così concepito e scritto è un ideale che i nostri poveri tempi dovrebbero amare: è un pezzo del vivere umano, non un altro argomento per chi non ha proprio nulla da dire e dunque intrattiene. Il motto di spirito è assente da queste esposizioni del contemporaneo.

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