Elena Ferrante, violata la privacy: la politica non insorge

di Vincenzo Giarritiello
Lorenzo Mattotti - COMEDIE DU LIVRE (2016, part.)
Lorenzo Mattotti – COMEDIE DU LIVRE (2016, part.)

Leggi anche di Claudio Gatti: Sono autore dell’articolo che ha rivelato l’identità di Elena Ferrante, la scrittrice della tetralogia de L’Amica geniale. E con la mia inchiesta ho scatenato un putiferio etico, giornalistico e letterario. – uscito dopo l’invio dell’articolo. Pubblicato il 16.10.16

Mentre il paese entra sempre più nel vivo nella discussione sul voto referendario del 4 dicembre per l’approvazione o meno della riforma costituzionale targata Renzi/Boschi/Verdini; mentre si moltiplicano gli elogi e le critiche a Roberto Benigni per il suo spot a sostegno del Sì che gli ha fruttato 200 mila euro, quando solo alcuni mesi fa sembrava orientato verso il NO; come spesso accade in questo malandato paese, molte notizie che meriterebbero ampio spazio sui media, passano in sordina, dissolvendosi la loro eco in pochi giorni come se il fatto non si fosse mai verificato.

Eppure spesso questi eventi effimeri racchiudono tra le righe un profondo significato tanto da meritare molto più spazio di quello che viene loro realmente concesso, alimentando il dubbio se non esistesse la tacita volontà del “sistema” a tacitarli sul nascere perché non attecchiscano pericolosamente nella mente dell’opinione pubblica inducendola quindi a porsi fastidiose domande sul corretto funzionamento del Sistema.

Uno di questi “eventi” è sicuramente l’inchiesta apparsa sul Sole 24 Ore domenica 2 ottobre a firma Claudio Gatti, ripresa da diversi giornali stranieri, tesa a svelare che dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante, l’autrice della fortunata tetralogia letteraria de L’Amica Geniale, si celerebbe Anita Raja, traduttrice per le edizioni E/O nonché moglie dello scrittore Domenico Starnone.

Per affermare ciò il giornalista ha compiuto una sorta di inchiesta patrimoniale sulla Raja, ritenuta dalla casa editrice E/O un’invasione della privacy, analizzando la situazione beneficiaria della traduttrice con l’editore rispetto al proprio lavoro ufficiale i cui improvvisi aumenti non ritrovano alcun riscontro in proporzione con i compensi degli altri collaboratori della stessa che svolgono funzioni simili, a meno che non si giustifichino con gli introiti per le vendite dei romanzi della Ferrante e dei diritti d’autore di L’Amore Molesto uno dei romanzi della Ferrante.

Indipendentemente se tutto ciò fosse legalmente e, soprattutto, moralmente lecito solo al fine di svelare l’identità di un’artista amata da milioni di lettori in patria e all’estero, mi domando cosa sarebbe accaduto se lo stesso zelo giornalistico sarebbe stato profuso nei confronti di un politico; magari solo per dimostrare che aveva mentito sulla propria dichiarazione dei redditi?

Mi immagino la, quasi, unitaria levata di scudi che ci sarebbe stata da parte della politica per denunciare l’inopportuna invasione della privacy compiuta dal giornalista; le interpellanze parlamentari che ne sarebbero seguite; i tanti dibattiti televisivi che si sarebbero svolti sulle diverse reti pubbliche e private cui avrebbero partecipato in blocco rappresentanti di tutti gli schieramenti politici, nessuno escluso, pronti a dire la loro a favore o contro l’inchiesta invasiva ma disvelatrice di una malefatta di uno di loro.

E invece, presi come sono dall’imminente referendum, e soprattutto perché l’inchiesta non intacca in alcun modo il proprio mondo, i politici non se ne preoccupano minimamente. Sbagliando…

Forse nessuno di loro ha riflettuto, o nessuno dei loro accoliti li ha indotti a riflettere, che i modi con cui è stata condotta l’inchiesta per svelare l’identità della Ferrante si potrebbero tranquillamente applicare, se davvero lo si volesse, per combattere l’evasione fiscale in Italia!

Altro che leggi e indagini della finanza. Basterebbero pochi giornalisti zelanti come Gatti e il gioco sarebbe fatto.

Uso il condizionale perché mai la politica consentirebbe che lo stesso trattamento riservato alla Raja venisse adottato verso sé stessa, con un “amico” o con “amico” degli “amici”.

Nell’attimo in cui un giornale si permettesse di pubblicare un’inchiesta simile a quella sulla Ferrante su di un politico, su un nome grosso della finanza o dell’imprenditoria affiliati al “sistema”, svelandone le entrate patrimoniali e gli investimenti, apriti cielo.

Da mane a sera ci massacrerebbero i timpani, e non solo quelli, con le proprie articolate rivendicazioni in televisione, alla radio e sui giornali per dimostrare che il giornalista e la testata per cui lavora hanno leso il diritto alla privacy di ogni individuo, fondamento di qualunque stato democratico!

Un po’ come è accaduto con lo scandalo Vatileaks dove i giornalisti Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi sono stati rinviati a giudizio dal tribunale del Vaticano per aver svelato nei rispettivi libri inchiesta Via Crucis e Avarizia il sistema affaristico-finanziario che si annida e dipana oltre Tevere in cui sono coinvolti diversi cardinali, tra cui l’ex Segretario di Stato Tarciso Bertone, i quali, stando alle inchieste dei giornalisti, si sarebbero serviti delle donazioni dei fedeli alla chiesa per proprio uso personale; facendosi addirittura ristrutturare gli appartamenti in cui risiedono con arredobagni costosissimi, in barba al messaggio di povertà professato dal Vangelo di cui dovrebbero essere i principali testimoni.

Anche in questo caso la politica ha taciuto o, se ha parlato, lo ha fatto in maniera molto soft per non inimicarsi la chiesa.

Purtroppo viviamo in un paese in cui la cultura è vilipesa da chi dovrebbe tutelarla, vedi i tagli alla cultura degli ultimi governi o il caos inscenato dalla riforma scolastica ribattezza Buona Scuola.

L’inchiesta sulla Ferrante e la conseguente indifferenza della politica ne sono la conferma!

w-mm-giarritiello-elena-ferrante-violata-la-privacy-la-politica-non-insorge