Il turismo religioso

di Alessandro Savy
Santiago di Compostela
Santiago di Compostela

La teoria più generale che possiede l’antropologia del turismo, si deve sicuramente a MacCannel (1976), che individua la struttura fondamentale della modernità nel turismo, visto come una rete sociale che permette all’attuale viaggiatore, spinto dai processi alienanti della vita quotidiana a cercare autenticità e realizzazione in luoghi lontani ed esotici, a loro volta costruiti in maniera intenzionalmente artefatta a favore dei visitatori da parte dei residenti.”[1]

Fare del turismo vuol significare viaggiare per diporto. Il neologismo (dall’inglese to tour “girare, andare in giro”, che si riconnette al francese tourner e questo al latino tornare) abbraccia però, nell’uso attuale, non solo tutte le forme e le manifestazioni del viaggio e del soggiorno per diporto (turismo attivo), ma anche tutti gli apprestamenti che l’attuazione d’un viaggio o d’un soggiorno, per svago, per cura, per istruzione, per motivi religiosi o per qualunque causa non utilitaria, presuppone o fa nascere (turismo ricettivo).[2]

Il turismo religioso, oggetto di questo articolo scientifico, nella società attuale assume importanza e significati molteplici, poiché al viaggio religioso sono collegati aspetti economici, organizzativi culturali ed antropologici, presenti anche in altri fenomeni di mobilità umana.

Da ciò l’attenzione ai temi del fenomeno religioso come fatto antropologico e sociale, alla dimensione culturale e artistica che la religione ha prodotto, all’organizzazione del viaggio e dell’accoglienza, alle caratteristiche della mobilità verso i luoghi di pellegrinaggio.

Turismo e pellegrinaggio sono due poli opposti di un viaggio continuo, tra i quali vi sono infinite possibili combinazioni tra il sacro e ed il secolare con al centro un’area dove vi è generalmente quello che viene definito, il turismo religioso.

Il concetto di turismo religioso, si lega alla richiesta di luoghi, dove i visitatori più che la soddisfazione di un’esigenza intima di fede tentano di recuperare il senso d’identità con siti che hanno un significato storico e culturale”. Il pellegrinaggio passa così dal modello classico del pellegrinaggio al modello del cosiddetto “turismo religioso”, che mira ad individuare le cause e le esperienze del fenomeno accennato attraverso una logica, organica-discorsiva circa i suoi fattori costitutivi. L’esigenza di connotare scientificamente il turismo religioso deriva dal bisogno di offrire un supporto culturale ed antropologico all’esperienza nuova del viaggio. Il turismo religioso emerge, come dizione linguistica in sostituzione e in stretta analogia con il pellegrinaggio, ancor prima di essere un fenomeno socio-culturale-religioso.

Di recente le istituzioni statali e regionali, hanno emanato leggi che predispongono condizioni favorevoli di sostegno al turismo religioso, con finanziamenti miranti al restauro di beni culturali, all’allestimento di musei diocesani e al riassetto delle case di ospitalità. Se proiettiamo lo sguardo al futuro, le prospettive del turismo religioso possono essere ricercate nella capacità di produrre una nuova cultura del viaggio che sappia coniugare creatività professionale degli operatori turistici con le attese delle coscienze individuali e con le competenze dei promotori locali ed ecclesiali. Il turismo religioso possiamo dire sia, composito poiché è costituito da componenti molto differenziate ovvero: l’arte, la storia, la cultura, il folklore, la religione.

Nell’esperienza del turismo religioso, il viaggio genera la curiosità di vedere cose nuove, di aprirsi all’incontro, di far prevale lo spirito di ricerca e di avventura, la disponibilità a cambiare, a modificare lo sguardo sulla vita.[3]

L’esperienza del turismo religioso si combina, quindi, ad entrambe le figure del turismo e del pellegrinaggio. Il turista quindi diviene una sorta di turista-pellegrino, che sembra conciliare un modo di vedere –osservare la cultura del sacro, con quella del viaggiatore pellegrino, ovvero di vivere il Sacro, viaggiando.

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[1] A. Simonicca, Turismo e società complesse, Meltemi, Roma 2004, p. 35.

[2] http://www.treccani.it/enciclopedia/turismo_res-1b65eca6-8bb8-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/

[3] P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L’evoluzione del turismo Europeo, Il Mulino, Bologna 2009