IMAGINE: in un attimo, vicini a Parigi…

di Anna Irene Cesarano
La Torre Eiffel con i colori della bandiera francese
La Torre Eiffel con i colori della bandiera francese

ori-occ“Siamo stati incapaci per decenni di guardare dove dovevamo guardare, il mondo stava andando verso una direzione totalmente altra. Ci siamo accorti che queste generazioni stavano nascendo e stavano plasmando il loro modo di stare al mondo, soltanto quando hanno iniziato a sparare nei teatri europei, nei luoghi di divertimento. Quando abbiamo visto tutto questo, ad un certo punto queste storie ci sono arrivate”.

Così lo scrittore napoletano Roberto Saviano ad Imagine, ha commentato i recenti avvenimenti accaduti a Parigi il 13 novembre 2015, quando un commando armato facente capo all’organizzazione terroristica dell’ISIS, ha sparato a sangue freddo su persone innocenti che avevano in quel momento solo la colpa di essere uscite e andate a teatro! Sì, perché la più cruenta è avvenuta proprio al teatro Bataclan, dove hanno perso la vita ottantanove persone tra cui l’italiana Valeria Solesin, la sua immagine morente tra le braccia del fidanzato Andrea Ravagnani, sarà per sempre scolpita nella nostra memoria, a lei noi porgiamo un ultimo saluto.

Una vera e propria strage con 129 morti, 300 feriti, un attacco terroristico barbaro al cuore di Parigi, che riecheggia la strage di circa un anno fa di Charlie Hebdo, il giornale satirico francese. Sei volte in 33 minuti i Kalashnikov dei Kamikaze hanno fatto fuoco sulla folla inerme, accalcata davanti ai ristoranti o ai locali semplicemente per bere un bicchiere, o allo stadio francese dove c’è stata un’esplosione impressionante nella quale ha perso la vita uno sfortunato passante, o al teatro per assistere allo spettacolo di un gruppo metallico, gli Eagles of Death Metal.

“Gli attentati di Parigi di novembre   dal punto di vista militare non sono niente, L’ISIS è un’organizzazione che conquista strada per strada, quartiere per quartiere, che senso ha? Militarmente hanno conquistato la Francia? Hanno provato a portare un paese, un quartiere dalla loro? No! Ma dal punto di vista della comunicazione loro hanno conquistato chilometri e chilometri di territorio web, intere regioni televisive, loro hanno conquistato quello che volevano la capitale della paura, il loro vero capitale. È veramente impossibile immaginare quello che hanno provato coloro che erano lì quel 13 novembre a Parigi. L’unico modo onesto di relazionarsi a quello che è successo, è pensare a cosa ognuno di noi ha provato! Eravamo davvero lontani da Parigi molti di noi, ma in un attimo ci siamo sentiti esattamente lì, molto vicini”.

Secondo Jovanotti, noto cantautore italiano e ospite della trasmissione, “il conflitto funziona, funziona, specialmente quando sei giovane ti elettrizza, ti colloca nel mondo, ti dà un’identità. Però poi scopri che c’è qualcosa che funziona di più del conflitto, e dire e pronunciare questa parola qui stasera, dopo il racconto che ha fatto, Roberto suona quasi scandaloso, c’è qualcosa che funziona più del conflitto e questa cosa è l’amore, pensa un po’, mi imbarazza quasi pronunciare questa parola. Però è una parola che riempie le canzoni e quindi evidentemente riempie anche la vita, forse è la cosa più importante che c’è, in un momento come questo diventa quasi una provocazione, pronunciarla. E in questo momento la parte che possiamo fare noi che facciamo musica è di continuare a fare musica e difendere la sua ingenuità

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Bè sono lontani i tempi in cui non si vedeva contrapposizione tra Occidente e Oriente, quando non si vedeva il rapporto come prevaricazione o superiorità. 800 e 900 hanno realizzato incontri suggestivi, quanti filosofi e scrittori hanno vissuto l’esotismo delle altre civiltà. Riflettere sugli avvenimenti di Parigi ci porta a soffrire, ma certo l’immagine si staglia sopra tutte le altre dell’anno, porta con sé il bisogno di ripensare temi come la civilizzazione, la solidarietà, la guerra e la pace…

Il mondo dove le ideologie sovversive imperversano e seminano terrore accade tutto in un attimo: criminali ammazzano gli innocenti e la follia occupa lo spazio del vivere ordinario: i tuoi sogni finiscono in un teatro, in un ristorante, al lavoro… In un attimo, dice Saviano, si è ovunque vicini a Parigi, si spera che tutti siano salvi, ma l’attesa non conferma, anche l’Italia è direttamente toccata in casa, con la ricercatrice Valeria Solesin… alla TV tutti osservano tante volte le immagini di persone appese alla finestra o di altri che trascinano corpi per salvarli… tutti disperati dell’improvvisa rottura della calma serata di festa… e ognuno pensa “Ma se ci fossi io in quel concerto? Può una vita finire così? Morire allo stadio per un’esplosione?

Accettare l’esistenza del male, brutale, cruento, stupido o come disse Hannah Arendt banale, è quanto mai impossibile. Sembrava ieri che si discuteva della follia di Hitler e Stalin, che si credeva nel progresso, che ci si meravigliava della freddezza con cui ormai i soldati sparano sui civili e uccidono i bambini, decapitano e affermano il proprio diritto di disprezzare la vita…

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