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Prefazione

 

Introduzione

 

Itinerario

 

Teoria dei Giochi

 

Il Gioco e le scienze umane

 

Videogiochi e Formazione

 

 

Avvertenza

Questo libro nasce dal Convegno Il diritto al gioco nell’epoca dei media, organizzato dall’ ”Osservatorio di Comunicazione Federico secondo” dell’Università di Napoli e dalla  “Fondazione Banco di Napoli per l’Assistenza all’Infanzia”, unitamente alla Mostra Infanzia e Nuove tecnologie: l’Osservatorio ha coordinato il convegno, la Fondazione la Mostra. Alla Fondazione va oltretutto il merito del finanziamento delle attività. Ad essa, ed all’attuale Vice Presidente Picardi in specie, vanno i ringraziamenti dell’Osservatorio per la collaborazione e la capacità organizzativa rivelata.

L’Osservatorio è nato nel Dipartimento di Filosofia della Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli Federico II, perché il suo progetto di ricerca non ha fulcro nelle tecniche informatiche, suo oggetto precipuo, ma nel rapporto di esse con la cultura tradizionale[1], nella convinzione che quell’ equilibrio di visione possa giovare per intendere i problemi del mondo nuovo. Una direzione convergente con quella della Fondazione, donde il progetto unitario sul tema dei videogiochi.

Il metodo di ricerca è quello dei convegni interdisciplinari. Esperti delle nuove tecnologie, filosofi, umanisti, scienziati, lasciano incontrare i loro orizzonti alla ricerca delle convergenze in progetti possibili. La complessità dei discorsi così si presenta in una direzione unitaria senza perdere la necessaria concretezza.

Il libro presenta nella sua composizione una struttura che richiede qualche indicazione. Per la tematica svolta, si dirige ad un pubblico ampio, richiede perciò una struttura agile da libro / inchiesta. Essa però mal si presta all’approfondimento di ricerca. Questo richiede, oltre a spazi maggiori, una presentazione multimediale, che non è il modello giusto per una dimensione aperta a tutti gli interessati, diretta in specie al mondo della scuola e degli educatori in genere, non sempre attratti dal testo digitale.

Le due vesti, cartacea e digitale, sono perciò complementari allo scopo di consentire una dimensione di ricerca ed una informazione rapida. Il testo completo è il digitale, comprende per intero tutte le relazioni pervenute nei loro spazi. Inoltre sfrutta le possibilità multimediali per aggiungere commenti d’immagine, presentazioni di temi connessi, giochi. Tutto questo può essere utilizzato indipendentemente dal contesto, per essere la lavagna elettronica di una lezione, il video di un gioco didattico, una raccolta d’immagini. Il testo cartaceo invece è una sorta di introduzione generale al tema, senza cambiare il testo degli autori, se ne ripropongono le pagine utili per capire le direzioni dell’intervento e il suo senso, così da approfondire poi nel testo contenuto nel CdROM il discorso nella sua interezza. La bellezza delle immagini ed i rimandi ipertestuali, difatti, non potevano essere contenute che nel testo digitale: dunque il rimando è rivolto a sollecitare il lettore al cambiamento di modulo di lettura.

La parola ha assunto una consistenza nuova, la neo-oralità (Ong 1982) contagia la scrittura mentre ne assume le veci: la scrittura si volatilizza in video mentre la parola diventa consistente nella E-mail. E’ un orizzonte affascinante ma anche sconvolgente, che fa agitare fantasmi di analfabetismo tornante, di sostituzione del video al libro con conseguente abbandono del solido modello di percorso che solo il libro può suggerire.

Ma quali sono effettivamente le vie in cui il libro si presenta irrinunciabile? Che una di queste sia lo studio tendente all’approfondimento ed alla memorizzazione, tipiche in specie della formazione di una competenza, è una convinzione generale (Maragliano 1998), per l’eccessiva mobilità del video e dell’ipertesto. Almeno allo stato attuale, i futuri libri informatici forse risolveranno la difficoltà: ma solo l’esperienza dirà se la futura tecnologia assorbirà i vantaggi del libro.

Qui si suggerisce anche un’altra direzione in cui il libro non è sostituibile – sempre allo stato attuale – la lettura rapida di un tema nel suo insieme, la possibilità di sfogliare passeggiando in su e in giù per le pagine, conversando con il libro, come si fa in libreria, o quando si giudica se un libro può essere utile a soddisfare i nostri interessi, o quando si ricorre alla memoria visiva per ritrovare un’indicazione. Perciò questo libro non è solo digitale: la sua natura discorsiva di resoconto degli atti di un convegno di per sé poteva anche meritare la sola forma digitale. Mancava però questa presenza fisica, la sollecitazione dell’interesse, lo spunto da sfogliare.

Il doppio cammino cartaceo e digitale, in questo modello di scrittura dell’opera, è uno stimolo a riflettere sulle diverse possibilità della parola stampata e della parola digitale, che vanno identificate nella loro precisa funzione, non sostituibile dall’altra. Ma per usarle correttamente occorre imparare ad usarle differentemente, distanziandole. Come da sempre si fa nei linguaggi, adoprando quelli giusti alle diverse occorrenze. Il risultato, questo libro in doppia veste, fornisce elementi per giudicare la bontà dell’esperimento.

 

Per la Direzione dell’Osservatorio di Comunicazione

Clementina Gily Reda 

Responsabile delle attività convegnistiche



[1] Ha già organizzato dal ’94 al 97 tre convegni sulla pubblicità concepiti con lo stesso criterio di ricerca, i cui atti ora sono editi nel volume Frammenti di mondo. Trenta sguardi sulla pubblicità, a cura di C.Gily Reda, Editoriale scientifica, Napoli 1999.