Giorno: 4 Luglio 2016

In memoria: GIUSEPPE ANTONELLO LEONE (1917-2016)

di Franco Lista
Giuseppe Antonello Leone al lavoro nel suo studio
Giuseppe Antonello Leone al lavoro nel suo studio

La scomparsa di Giuseppe Antonello Leone segna un gran vuoto non solo nell’arte italiana. Il maestro, infatti, nei lunghi anni della sua vita, dedicati principalmente all’arte, alla formazione artistica dei giovani e alla poesia, ha condotto numerose ricerche che spesso precorrono quelle di altri importanti artisti. Un solo, significativo esempio è il cosiddetto décollage, tecnica artistica la cui iniziale sperimentazione è attribuita a Mimmo Rotella e ad altri artisti stranieri. A ben guardare, alcuni décollage di Leone sono stati realizzati con largo anticipo, così come è accaduto per altre tecniche e modalità artistiche, tra le quali quella che lui definiva risignificazione: una tecnica d’invenzione che gli consentiva di dar nuova vita ai rifiuti e agli scarti dell’uomo e della natura.

Sono solo pochissime citazioni di quell’immenso patrimonio di ricerche e sperimentazioni creative del maestro, sorrette dalla piena conoscenza di tutte le tecniche artistiche; cosa questa che appartiene solo a pochissimi artisti e rappresenta, in qualche modo, il tratto singolare e introvabile di Giuseppe Antonello Leone.

Di origine irpina, Antonello si formò all’Accademia di belle arti di Napoli, con illustri docenti che spesso citava; ma il suo ricordo, in più occasioni, andava a Settimio Lauriello, un pittore futurista, pressoché sconosciuto ma di sicuro talento e, soprattutto, un ottimo formatore che spingeva gli allievi a produrre in modo creativo.

Forse da questa prima esperienza gli derivava quella passione per la formazione artistica che lo ha visto dirigere con vigore, competenza e dedizione diversi Istituti d’arte, da Potenza a Napoli, passando per Cascano di Sessa Aurunca e San Leucio, creando delle vere e proprie comunità di artisti-docenti. Penso che questo non comune impegno nel trasmettere passione e abilità artistiche abbiano altruisticamente sottratto un tempo notevole alla sua attività di artista e di poeta; ma Leone era così: generoso, moralmente onesto, disinteressato ai guadagni del sistema mercantile dell’arte. Il suo obiettivo, espresso ultimamente nella partecipazione ai progetti di didattica della bellezza, era costantemente teso all’educazione attraverso l’arte e alla formazione estetica soprattutto dei giovani.

Mi è caro ricordare, in proposito, la stretta collaborazione tra noi, per “Scuola Viva” della SEI di Torino, dove nei nostri scritti argomentavamo una nuova educazione artistica che fosse materia prima per la piena formazione dell’uomo.

Questo breve e scarno ricordo di Giuseppe Antonello Leone, limitato a poche notazioni, spero di poterlo ampliare, intraprendendo un vero e proprio viaggio (con i miei ricordi e le sue poderose tracce) sulla vita e sull’opera, ricca e appassionante, dell’amico e maestro della cui scomparsa sono profondamente rattristato.

Giugno 2016

W EDITORIALE 12-16 Lista In memoria – GIUSEPPE ANTONELLO LEONE (1917-2016)

Pompei tra fascino e mistero continua a raccontare: ritrovata una tomba sannitica di 2400 anni fa

di Anna Irene Cesarano
Pompei: tomba sannitica
Pompei: tomba sannitica

Pompei, alla ricerca di un tempo perduto che fa sentire tutto il suo fascino, oggi continua a raccontare la sua storia per poterne regalare i segreti al mondo. Mondo che rimane attonito apprendendo le notizie degli ultimi giorni, cercando di carpirne ogni nuova scoperta che contiene in sé il respiro di quel tempo. “La città sepolta” restituisce dopo secoli di scavi, ancora uomini che un tempo ha fagocitato nell’ira del Vesuvio. Come i resti ritrovati dei cinque giovani che invano tentarono di sfuggire alla catastrofica eruzione del 79 d.C. I cinque fuggiaschi infatti, presumibilmente si erano rifugiati all’interno della bottega, nella zona periferica di Porta Ercolano, nell’ingenua speranza di cambiare le proprie sorti, accanto a loro ritrovate anche tre monete d’oro, un pendente di collana e alcuni vasi da mensa. Ma ancora una volta il caso va in soccorso della fortuna, facendo ritrovare una tomba sannitica del IV a.C., pare infatti che gli studiosi francesi stessero lavorando ad un progetto riguardante l’attività artigiana nell’antica Pompei, che si svolgeva proprio in quella zona periferica di Porta Ercolano. Così come si evince dalle parole del direttore della soprintendenza di Pompei Massimo Osanna: “Questa scoperta è frutto di un lavoro di squadra della Soprintendenza con l’École Française de Rome col Centre Jean Berard di Napoli. Si tratta di un lavoro interdisciplinare e di respiro internazionale, come è volontà di questa Soprintendenza, in cui sono stati coinvolti antropologi e scienziati oltre ad archeologi. Con questi scavi si sta gettando luce su un periodo finora oscuro di Pompei, che stiamo ricostruendo tassello per tassello. Si pensava che fosse tutto già scoperto, ma ci stiamo sempre più convincendo che non è così. Sono state ritrovate – spiega Osanna – importanti testimonianze di ciò che avvenne nel 79 d.C. In una bottega si possono vedere degli scheletri appartenenti ad abitanti che presumibilmente fuggivano dalla furia del Vesuvio e che si sono rifugiati nell’edificio. Accanto a loro abbiamo rinvenuto tre monete d’oro dell’epoca di Vespasiano e un pendente di collana. Poi ancora un forno, utilizzato probabilmente per la fabbricazione di oggetti in bronzo, e una cava utilizzata per l’estrazione di materiale per costruzioni”. Circa nove mesi fa nella stessa area era stata ritrovata una tomba simile femminile di una donna adulta di circa 42 anni, mentre quella ritrovata in questi giorni apparteneva ad un uomo adulto, con più di 20 anni alto e robusto, si presuppone uno dei primi sanniti arrivati a Pompei. La sepoltura a cassa integra, conteneva un corredo funerario ben visibile di sei vasi a vernice nera che il tempo non ha intaccato, legati al culto del vino, che pare fosse permesso anche alle donne nella cultura sannita. Questo ritrovamento costituisce un’inestimabile testimonianza funeraria di età preromanica, che aggiunge un tassello ai rari reperti ritrovati risalenti a questo periodo. Nella tomba e nell’area circostante sono state rinvenute tracce di saccheggi avvenuti dopo l’eruzione del 79 d.C. ad opera degli scavatori clandestini (Fossores) che si imbatterono nell’avventura di cercare tesori nascosti e sepolti dalla cenere. Gli studiosi e gli esperti continueranno nei giorni a venire il lavoro certosino di ricerca, nell’area delle botteghe vicine, cercando la risposta in quei reperti a molti interrogativi circa l’organizzazione, le usanze, i costumi funerari degli antichi sanniti concentrati nell’area periferica di Porta Ercolano.

W CULTURE Cesarano Pompei tra fascino e mistero continua a raccontare