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Giordano Bruno: aprile 1583, ecco, sono a Londra

di Vera Mastropaolo

Il 7 aprile del 1583 sono andato dall’ambasciatore di Francia e… sono anche arrivato a Londra: impossibile? Fanfaronata? Eh No! banale verità e genuino merito di Papa Gregorio XIII, con la sua importantissima riforma del calendario. Certo che si comincia bene! L’avventura inglese per me sarà quindi sicuramente eccezionale! Scriverne il diario sarebbe uno spreco di carta, vista la mia…

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Donne donne eterne dei. Interrogare le Sfingi

di Vera Mastropaolo

Come salvarsi dal non vedere più le cose per il loro verso, dal reputare inutile il dialogo, dal non vedere che il nemico davanti a noi? I Pellerossa nei momenti più gravi interrogavano il Consiglio delle Madri, che avrebbero detto ciò che occorreva. Era un popolo semplice, che ancora giocava ogni giorno l’alternativa tra la vita ed la morte: senza un pieno sforzo di non dimenticare il pericolo, si perdeva ogni potere di sopravvivere.

Spesso oggi gli uomini perdono questo senso della morte, che con il suo silenzio ricorda il valore della pace e della vita. Mai come oggi, la confusione virtual-reale fa dimenticare la morte, il tempo limitato da utilizzare bene: e con essa, il rispetto che la vita ispira. La gente ormai si prepara al gioco infernale della guerra senza più ricordare l’emozione che la sola parola dovrebbe suscitare, oggi come sempre: già alla pronuncia, inizia il suo orrore.

Ricordate il film Cabaret? il nuovo millennio si è aperto con le orribili mascherate delle religioni armate all’assassinio terrorista; sono riemersi, quasi bene accolti, i razzisti con la dichiarata veste e parola nazista, ad agitare bandiere e rune. Cullati dalla musica di Liza Minnelli, chi torni a Cabaret potrà ricordare l’orrore del canto del giovane tedesco imberbe che leva la sua voce pura ad inneggiare i supremi valori dell’opprimere e spargere sangue, per la parola di un Grande Saggio – l’ingenuo percorso omicida del tempo nostro.

Nella figura qui di sopra si vuole ricordare il dialogo di Edipo e della Sfinge per rammemorare l’interrogazione del mistero – l’oracolo che aveva giustamente previsto la strana vita di Edipo, dava a tutti la possibilità di preparare la risposta adeguata – che invece fu la violenza, l’infanticidio tentato e per giunta fallito. La saggia risposta diventò così creazione di guai, l’esempio stesso di come suscitare grandi tragedie. Questo insegna ancora oggi che non basta fare domande agli oracoli, non basta accettare gli indovinelli della Sfinge – tutte rappresentazioni dell’interrogazione del futuro; perché anche se si hanno le risposte giuste, si può sbagliare tutto se si guarda alle cose con gli ‘eccessi di difesa’ dell’animo bellicoso.

Si interroga la donna, di solito, per farsi autorizzare a fare quel che si vuole. Poi basta renderla colpevole Eva, abbastanza debole per annullarla, un piccolo rogo e si può ricominciare con gli errori. Eppure, invece, basterebbe interrogare sul serio le Madri, come i Pellerossa, per avere parole di pace. La madre sa come le guerre sono dissoluzione di valori spirituali e di civiltà. L’aria di guerra, di odio, in questi anni sempre più palpabile, è stata influenzata dai tanti chierici traditori che hanno meditato e ancora meditano idee profondamente negative, creando una moda che ha distratto dai grandi che da destra e sinistra impostarono bene il nostro mondo: ma che erano troppo grandi per i piccoli intellettuali di fine Novecento. Tanto ritorno al selvaggio dà infine i suoi frutti – la civilizzazione è invece il giusto ideale, l’anno di Giambattista Vico deve ricordarlo a tutti.

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