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Pozzuoli: cercasi postini disperatamente!

di Vincenzo Giarritiello

C’è poco da fare, in Italia, e in particolare al sud, quello che in qualsiasi altra parte del mondo è un diritto acquisito dei cittadini diventa un privilegio. Nel caso specifico mi riferisco al recapito della corrispondenza.

Da diversi anni, ossia da quando le poste sono state  privatizzate e la consegna della corrispondenza affidata a ditte esterne, a Pozzuoli, ma anche in altre zone di Napoli e provincia, il recapito della posta è diventato un beneficio per pochi intimi. 

 A distanza di poco più di un anno sono costretto a ritornare sull’argomento in quanto in molte zone di Pozzuoli perdura il mancato recapito della corrispondenza. Non solo in quartieri popolari come Monteruscello o il Rione Toiano dove qualcuno dalla fantasia particolarmente fervida per giustificarsi potrebbe attribuire il disservizio alla carenza della toponomastica. Ma perfino in zone residenziali dove la toponomastica e i numeri civici sono ben definiti!

Da metà dicembre nel parco in cui abito molti residenti, incluso me, stanno nuovamente ricevendo la posta a singhiozzo, malgrado abbiano maturato da tempo scadenze in corso. E sono pertanto costretti a recarsi all’ufficio smistamento di Via Terracciano per reclamare con il direttore e ritirare personalmente la corrispondenza in giacenza. Sentendosi rispondere che il disservizio è dovuto al fatto che, diversamente a quanto avveniva in passato quando le poste erano statali (fa niente che tuttora lo siano visto che ogni anno incassano dallo Stato centinaia di milioni euro…) i postini cambiano zona ogni tre mesi, per cui non hanno il tempo materiale per conoscere al meglio le fasce cittadine loro affidate e chi vi abita. Oppure essendo omessa sull’indirizzo della corrispondenza la scala in cui abita il destinatario, non potendo perdere tempo a girare nel parco o nella via per cercare il ricevente, le riportano indietro. A questo punto a nulla serve obiettare che nel parco siamo quattro gatti o che sull’indirizzo è regolarmente indicata la scala, come è il caso della bolletta del gas del sottoscritto…

Ogni volta che un cittadino è costretto a recarsi all’ufficio smistamento per reclamare il mancato recapito della corrispondenza – a seconda se parla con il direttore, con un funzionario o con un postino – deve sorbirsi una scusa diversa, una sorta di scaricabarile. E quando qualcuno dei responsabili dell’ufficio gli fa notare che, se vuole reclamare, deve farlo presso la ditta incaricata della consegna della corrispondenza, a nulla serve rispondere che l’ufficio postale è l’assoluto responsabile di tutta la corrispondenza, sia quella da spedire che da recapitare. Per cui non devono essere i cittadini a reclamare presso quanti non ottemperano al meglio al proprio dovere bensì il responsabile dell’ufficio in questione che lavora gomito a gomito con costoro affidandogli le zone in cui consegnare. 

P.S. Anche questa mattina mia moglie è stata costretta a recarsi all’ufficio di smistamento di Via Terracciano per vedere se ci fosse posta in giacenza e reclamare i ritardi cronici nella consegna. Ha trovato una bolletta dell’acqua, ovviamente già scaduta…

Si può andare avanti così?

Confidiamo che, pur non essendo di sua competenza, il sindaco Figliolia, tanto sensibile alle problematiche cittadine, concretamente impegnato a ridare il lustro che merita a Pozzuoli, si faccia carico di questo problema contattando chi di dovere affinché ciò che è un diritto di tutti la smetta di essere un privilegio per pochi intimi.

Il mancato recapito della corrispondenza è un reato e può causare grattacapi burocratici e economici ai destinatari in quanto al ritardato recapito di una bolletta già scaduta seguirà nella successiva l’addebito della mora relativa al pagamento della precedente: In alcuni casi potrebbe avvenire il distacco di un’utenza visto che a volte le bollette non vengono affatto recapitate. Che fine facciano, non si sa.

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Memoria involontaria – Manifesto a sinistra

di  Clementina Gily

20 settembre 2011. Un’assemblea si apre a Palazzo Serra di Cassano per parlare delle nuova sinistra, preparata dal “Manifesto a sinistra” che con grande consesso di noti esponenti politici si discuteva sulla base della relazione di Ernesto Paolozzi.
Si riscontrava la necessità del rinnovamento a sinistra, per la prova di forza elettorale di una nuova sconosciuta entità, che si esprimeva anonima nell’elezione dei due sindaci, Pisapia a Milano e de Magistris a Napoli, di per sé non abbastanza noti da giustificare un simile ed inaspettato successo elettorale. La sinistra aveva avuto poco peso nel determinare la vittoria e quindi commentava su Repubblica il relatore del Manifesto:  “In questi ultimi giorni  qualcosa si è mosso. È ripreso il dibattito a sinistra sulla natura e le ragioni di una nuova alleanza. Per semplificare c’è chi ha parlato di un nuovo Ulivo. Un passo avanti, ma ancora poco. E poi le riproposizioni non sempre servono. Perché una nuova coalizione possa essere una grande coalizione deve avere la idee chiare, deve essere sorretta da passione e generosità, deve costruirsi su un programma di governo ma anche su un’idea complessiva dei rapporti sociali e umani”.

A palazzo Serra di Cassano intervenne Pasquale Colella, fondatore della rivista “Il Tetto” per commentare: «Dopo aver toccato il fondo, a sinistra qualcosa finalmente si muove». Gerardo Marotta, il padrone di casa, interviene con il suo fluente e mai superficiale discorso; Antonella Orefice, coordinatrice del “Nuovo Monitore” afffferma che «non c’ è scandalo se il sindaco bacia la teca con il sangue di San Gennaro” imitando il gesto che fu di Championnet. La relazione introduttiva invita i partiti «a restituire la voce ai cittadini promuovendo le primarie anche per il Parlamento».

Nino Daniele, uno dei primi firmatari del manifesto insieme a Benito Visca e a Vittorio Ciccarelli, chiese una inversione di tendenza nel governo della città e dell’ area metropolitana: «Basta eventi, non se ne può più, occorre un progetto a medio termine che abbia basi solide perché Napoli, tra le grandi città europee, è l’ unica immobile. A Bagnoli, nel centro storico e nell’ area orientale tutto è fermo, bisogna cercare nuove alleanze e far scendere in campo non solo gli imprenditori del mattone». Erano presenti tutti i rappresentanti dell’ area di centrosinistra. Orlando e Amendola del Pd, entrambi poteri napoletani di Roma, hanno parlato a telefono con i promotori dell’ iniziativa ma a rappresentare il partito è venuto Enzo Cimmino: «La nostra è una presenza attiva, ha detto, vogliamo essere interlocutori di questa iniziativa». C’ erano anche Leonardo Impegno, Amedeo Lepore e Aldo Cennamo. Guido Donatone, assente giustificato, non ha fatto mancare la sua adesione. Commenti positivi sono stati espressi da Arturo Scotto di Sel e dalla pattuglia della consulta laica (Lega dei socialisti, Associazione Lib Lab e Nuovo Partito d’ Azione) con il coordinatore Giancarlo Nobile. In un angolo due testimoni d’ eccezione, Antonio Bassolino e Libero Mancuso. L’ ex presidente della giunta regionale, che ha convocato per il 29 settembre una riunione alla Fondazione Sudd: «una riunione con Lello Porta e con tutti quanti hanno voglia di riflettersi sulla Napoli dell’ altro ieri, di ieri e di oggi», non ha fatto commenti ma, come dire, ha «sposato» l’ iniziativa che va nel senso auspicato di un cambio di passo della sinistra. La sintesi più felice, però, l’ ha fatta l’ ex candidato alle primarie del centrosinistra: «Tanta gente, tante speranze».

Le proposte contenute nel documento

• Ricostruzione dei partiti di sinistra a Napoli

• Recupero del ruolo di intermediazione di partiti e sindacati

• Riforma del sistema delle elezioni primarie

• Estensione delle primarie alla scelta dei candidati al parlamento

• Recupero del confronto politico

• Maggiore partecipazione dei cittadini alla vita politica

• Creazione di una confederazione della sinistra

• Realizzare un nuovo progetto riformista

• Favorire processi di mobilità sociale a favore dei giovani

• Promozione dei valori della sinistra


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