Crollo alla Riviera, prevarrà il buonsenso?

di  Vincenzo Giarritiello

 

La settimana che sta per concludersi può essere annoverata tra le più nere della storia moderna di Napoli, dopo quella del tremendo terremoto dell’ottanta.

Il crollo parziale di un palazzo alla Riviera di Chiaia conseguenza dei lavori sotterranei della linea 6 della metropolitana – con l’evacuazione per motivi di sicurezza di altri palazzi adiacenti e l’interdizione al traffico di tutta la zona e relativa riapertura alle auto di Via Caracciolo – e l’incendio di matrice dolosa a Città della Scienza che ha mandato in fumo un simbolo della rinascita napoletana, hanno ferito a morte una città che, malgrado gli infiniti problemi che la caratterizzano, grazie alla caparbietà del sindaco De Magistris e della sua giunta, stava cercando di rifarsi il make up per attirare investitori esteri offrendosi come valido scenario per eventi sportivi e mondani di caratura internazionale quali l’America’s Cup, la Coppa Davis di tennis e concerti in piazza di star internazionali del calibro di Bruce Springsteen.

In particolare la coppa America di vela è l’evento trainante su cui fa affidamento il sindaco, o sarebbe meglio coniugare il verbo al passato?, per rilanciare l’immagine della città nel mondo. Come era avvenuto lo scorso anno grazie all’impeccabile organizzazione per la prima serie di regate nel golfo. Sortendo però il malcontento di molti commercianti e cittadini che non avevano apprezzato la chiusura definitiva al traffico di Via Caracciolo e Via Partenope perché, a loro dire, in tal modo si bloccava il commercio, già fermo per la crisi, e si rendeva ulteriormente difficile ai cittadini spostarsi per la città considerata la pessima qualità dei trasporti pubblici partenopei.

Poiché le regate sono previste tra poco più di un mese – dal 16 al 21 aprile – in molti si domandano se si faranno nonostante il crollo, aumentando i disagi nella zona del dissesto, oppure verranno spostate in altra sede. Si spera che per una volta gli interessi sociali e di ordine pubblico prevarranno su quelli meramente economici legati all’evento sportivo.

A riguardo si ricordi che dopo i danni provocati dall’uragano Sandy, seppure all’ultimo momento e tra mille polemiche, il sindaco di New York Bloombrg decise di annullare la maratona di New Yok sostenendo che aveva prevalso il buonsenso.

Farà lo stesso De Magistris, o alla fine il sindaco opterà per una soluzione che salvi l’evento e nello steso tempo congeli la rabbia degli abitanti e dei commercianti della Riviera?

Se così fosse, una soluzione che salvasse capre e cavoli non rischierebbe di rappresentare il colpo di grazia per dei cittadini e una città già feriti gravemente dall’incompetenza e, presumibilmente, dal cinismo umano?

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