Italicum. Infine, qualcosa accade.

di  Clementina Gily, Editoriale

Se l’Italicum sia una cosa splendida o no so quanto basta: ho famiglia, lavoro, nessuno risolve i miei problemi e mi dà il tempo di approfondire materie ostiche.

Ho letto giornali, mi sono informata – pare ci siano pro e contro; ma so che la legge è cosa sottile, quel che pare spesso non è. Per mestiere mi occupo di scienza e temo i giudizi avventati: ma me li richiedano come dovere. Perciò pretendo che politici e comunicatori siano migliori, informino invece di sparare propaganda. Ho il dovere di votare: e voto sì. Ma pretendo il diritto dell’elettore di essere informato meglio. Il fatto è che una volta c’erano persone che davano fiducia, intellettuali dalla parola affidabile, condivisibile, si pensava prima di parlare e ci si convinceva – oppure no e si obbiettava. Con calma: tenete presenti i nostri talk show?

Il nostro Presidente è un esempio di quel che intendo, non è un mito, è un uomo politico. Appassionata e studiosa di politica, come tanti da più turni elettorali mi chiedo perché vado a votare, e dopo mi chiedo perché ci sono andata. Perciò ho tirato un sospiro di sollievo: almeno a questa domanda non dovrò più cercare risposta. Tutti gli altri sapevano scrivere meglio l’Italicum? Sono di scena da venti anni e trenta e più: ora basta provare.

Non s’è decapitato il re, tutti sono in perfetta e perfettissima salute. Non c’è nessuna lesione della democrazia – come c’è, invece, non so perché non lo sento dire (ma sono distratta, certo, troppe voci): nel non dare alcun peso ai voti degli elettori e ai loro pareri, come s’è fatto sinora. Finalmente basta con la vergogna nazionale di votare con l’incostituzionale porcellum.

Dicono: ma questo è un altro porcellum. Bene, dico io, ma i buoni devono combattere con le armi del tempo, l’ISIS non sa che farsene delle scimitarre.

Se non si riesce ad avere un senatore capace di fare una legge onesta: speriamo almeno si siano fatti bene i conti (e mi pare di sì); che stavolta non si porti al governo, al tesoro, la Lega delle canottiere e dei beceri dicitori che il Nord tanto ama – una vergogna, una caduta di gusto eccezionale nella terra di Manzoni; insieme con gli imprenditori della televisione la cui storia ha raccontato il loro fedelissimo amico Paolo Guzzanti – e credo perciò che da ottimo giornalista quale fu e ben informato dei fatti sia credibile – leggete, leggete, è un librone, una storia più malavitosa di Gomorra.

D’altronde, tutte le storie delle aristocrazie nascenti sono agghiaccianti per disonestà e crudeltà – pare sia il file rouge di ogni serie televisiva che non si occupi di polizia ed ospedali.

Dunque: speriamo che questo giro di vite dell’Italicum serva a restituire all’Italia una democrazia, perché intanto Ricchezze, Famiglie e Feudi sono già nati  e prosperano, e sono più forti perché si stanno vendendo tutto quel che presero: è mondializzazione o conquista?

Penso che il Presidente Mattarella abbia pensato a questo, nel firmare. È parte integrante di una cultura che alla democrazia ha sempre creduto, e che sa cos’è la demagogia – e la aborre, come diceva qualche tempo fa Mughini, mi pare.

W Editoriale 7-8_15 Italicum. Infine, qualcosa accade