La Questione meridionale

torna, nel libro Il Salotto di Via Vittoria Colonna di Antonio Sarubbi.

Se ne è parlato al Centro Dorso di Avellino, Circolo della Stampa.

di C. Gily Reda

Si vota per le elezioni europee: dunque in nostro numero 10 compare prima del solito: per evitare il terremoto che comunque ci sarà Mentre è opportuno riparlare di questione meridionale, per smettere di trattarla in modo indebito: lo diceva, si vedrà nei prossimi numeri, persino Antonio Gramsci – il cui giornale esce oggi a firma di Maurizio Belpietro – a sottolineare il dileggio cui ormai si abbandonano i leghisti.

Wolf ha sempre manifestato l’interesse per l’Europa unita, pubblicando sui temi del Partito d’azione più di qualsiasi testata attuale: l’Europa fu di certo il frutto lasciato in eredità all’Europa da quel piccolo fulmine benefico che fu il Pd’a, ridotto in cenere dall’eccesso di fiamme, ma sotterraneamente agente sempre, con la sua prospettiva liberaldemocratica e socialista, coi tanti intellettuali, politici e giornalisti, che vi parteciparono. E l’attenzione di tutti da domani si concentrerà sull’Europa.

L’editoriale quindi propone un argomento attuale, il più adatto ad una testata napoletana: la Questione Meridionale. Se n’è parlato al Centro Dorso di Avellino (ospiti del dr. Fiorentini e Cignarella, presente al tavolo sono stati Ermanno Corsi, Gily Reda e Vincenzo Curion) commentando l’ultimo volume, postumo, di Antonio Sarubbi, già più volte ospite del Centro Dorso per la sua grande competenza di Dottrine Politiche (le insegnò per tanti anni alla Federico II, all’Università Partenope, all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli). Erano presenti anche gli amici avellinesi, e la famiglia che ha curato l’edizione.

Cos’è il Salotto di Via Vittoria Colonna? È quello di Giustino Fortunato, descritto da Emilio Scaglione alla fine della seconda guerra mondiale, al ritorno alla libertà. Era un valente ma sfortunato giornalista della prima metà del secolo scorso, vivace azionista, partigiano delle quattro giornate di Napoli – dotato di una affabile scrittura, molto ben ricostruita da Ermanno Corsi, insieme alle altre figure presenti nel salotto – con la solita acribia ed affabilità. Curion, un ingegnere nolano appassionato di politica, ha notato, come il prof. Cignarella, l’attualità del testo, che fornisce a chi si occupa di politica ottimi spunti, sia nella parte che riguarda la ricostruzione di Sarubbi, che si estende alle teorie, sia nell’edizione dei resoconti giornalisti di Scaglione.

Napoli allora era piena di antifascisti memorabili, persino Matteotti veniva da Napoli, ma erano allora napoletani e residenti Amendola, Croce, De Ruggiero… una lunga fila, che si rianimò poi alla fine della guerra per combattere spesso da partigiani, nonostante l’età: ma molti morirono presto… non erano tanto anziani ma la cattiva evoluzione che portò lo stato a non godere della riconquistata libertà nel modo da loro voluti, fu una delusione pensante, a giudicare dagli infarti improvvisi.

La costituzione dell’Europa, però, da loro meditata e voluta, dai militanti del Partito d’azione che pubblicavano il loro giornale 44-46 “La nuova Europa”, realizzò l’eredità ormai antica del pacifismo meridionale europeo, contro ogni tipo di guerra religiosa nel Rinascimento: nato con Bruno, Campanella, Grozio, Vico e tanti altri pensatori, che fecero delle rivendicazioni del diritto alla vita, diremmo oggi, la base stessa dei diritti dell’uomo. Da Napoli partì la Rivoluzione Illuminista del 1799, coronata poi da Murat; da Napoli il Risorgimento con i carbonari Pepe, Morelli e Silvati, che mossero dalla Cavallerizza di Nola nel 1820-21.

Il salotto di Via Vittoria Colonna era tenuto dal teorico della Questione Meridionale, quello che più di tutti la lanciò fino a convincere tutti che il Meridione fosse povero e bisognoso di aiuti: chiaro il progetto di attirare finanze nel Sud, idea poi seguita dalla Cassa del Mezzogiorno e oggi dal reddito di cittadinanza. Ma attirare finanze per lo più significa attirare ladri, dice il vecchio buon senso popolare, così esaltato da Vico: con esso, ci si rende conto delle ragioni della storia, molto più che analizzando piani di battaglia riusciti o falliti. Ed infatti così fu e così sarà.

Ma già se si guarda agli anni ’20, non solo Gramsci, ma Dorso, Croce, De Ruggiero, tanto per cominciare, scrissero cose che palesemente contestavano la povertà del Meridione: tanto falsa, che i Romani parlavano di Campania Felix e che poi tutti, barbari, Ostrogoti in specie, Francesi, Spagnoli, Austriaci e Inglesi… tutti facevano a gara per mettere le mani sul Regno per antonomasia, come diceva Croce, cioè l’unico Regno d’Italia, l’unico riconosciuto, l’unico che gli inglesi ritennero a lungo in grado di realizzare l’unità. Per la sua ricchezza… questa ben nota anche ai Savoia: che difatti misero in campo subito una battaglia ideale per sminuire quella nobiltà, agendo come il Re Sole, cioè chiamando a corte gli intellettuali eminenti. L’abitudine continua sino ad oggi, perché il Meridione continua a produrre intelligenze desiderate, purché si rendano opportunamente servili.

Ma questa nostra è una leggenda urbana, un disegno scritto di getto, sulla base di sospetti e voci, forse vere, ma non basate su altro che su cicalecci – che occorrerebbe invece rendere opinioni, se confermate da studi storici sinora assenti – già iniziati peraltro dieci anni fa proprio al Centro Dorso, animate da Elio Sellino, vicepresidente allora del Centro, e pubblicate in bei volumi che sono nella Biblioteca Dorso. Contestando i tanti più brillanti ingegni che si sono dedicati alla questione meridionale, tutti a sottolineare tesi che furono di Fortunato, allo stesso scopo politico.

Ricominciare invece dal libro di Sarubbi, dove questa lettura è un sottocanto basato forse soprattutto sulle tante discussioni avute con l’amico storico, cui chiesi aiuto studiando il Pd’a da filosofa di professione, bisognosa della sua supervisione. Confermò sempre i miei sospetti, difficili da dimostrare, essendo contro ormai una bibliografia secolare, in un mondo storico che non ama gli originali, l’Accademia non cambia natura nel tempo, come diceva Giordano Bruno.

Sottolineo che il valore del libro non sta in questa mia lettura filosofico politica. È il libro di storico serio, in cui brilla l’attualità perché torna in un salotto, il magico regno delle chiacchiere in cui si tesse la storia futura. Nata come ballon d’essai, come mito storico, come propaganda politica che passa per verità, oggi si è intrinsecata alla realtà. Come il Mito di Ginevra, oggi ancora riecheggiato da Casaleggio attraverso Rousseau, a dimostrazione della durezza delle balle: a Ginevra, la libera polis greca nel centro d’Europa, si bruciò Michele Serveto eretico del calvinismo (lo ricordava A. Dufour, in un libro edito da Giannini negli anni ‘70).

L’economia del Sud continua a marciare, è comperata ovunque, nelle merci e nel capitale umano: se è vero che avremo addirittura un candidato alle prossime elezioni americane, Bill De Blasio, già erede di Giuliani come sindaco di New York… se è vero che la prima Banca d’Italia d’oggi è quella che fagocitò il Banco di Napoli, che come altre aziende è rifiorito non appena fu comperato… insomma bugie evidenti, che come tutte le evidenze sono così difficili a vedere.

(altre foto nel PDF allegato)

W Editoriale 10-19