Mobbing in rete, torna il male nel mondo

di C. Gily Reda

cantone-ripMaria Bellonci nel premio Strega Rinascimento privato 1985, ricordava in pagine brucianti, nel suo stile aulico, il sacco di Roma, patito anche da isabella Gonzaga, in visita nello Stato della Chiesa. La scena è truculenta, sicuramente credibile. Tragica e terribile: si stenta ad immaginare la paura che diffuse ovunque questo sacco: come davanti ai lupi. E non era cosa rara, nel secolo delle lotte di religione di cui appena ora il Papa ha dichiarato l’inutilità.

Ebbene, secondo voi dove sono finiti tutti costoro, crudeli e violenti, che una volta riempivano le truppe mercenarie per interrompere la loro povertà, certo, uomini rudi e puri forse a volte: ma i modi spicci – per così dire – di John Wayne di ogni cow boy certo sono tali sono nei film.

Il mobbing in rete, prima oggetto di discorso per via della Tiziana Cantone, poi quasi subito segnalato da una serie che come quella sull’omicidio seriale è avvincente, va visto quindi nell’ottica di questa riserva naturale di male che l’uomo porta con sé, e che ha imparato spesso a sfogare in modo rituale, nello sport, dove la competizione cela nella volontà di vincere un certo istinto assassino che accompagna sempre la vittoria. Non per forza sanguinoso, il vincere comporta necessariamente il male di chi perde. Nel caso dei tifosi, ciò lega un popolo contro un altro popolo, quel che porta alla vittoria sono sempre le personali ricchezze di chi ha da assoldare giannizzeri migliori. Che però sempre giannizzeri sono: una volta Ugo Tognazzi faceva la comica sul ciclista ignorante vittorioso di una tappa; oggi i 40 anni di Totti, uno che sembra la parodia del ciclista quanto a cerebralità – e lo esibisce, pensa certo meglio di come appare – sono celebrati dal popolo come l’icona sacra.

Il ’68 sincero, quello di Lennon, s’illuse, come i ragazzi del MIT, come Pierre Levy – l’intelligenza collettiva è male in grande stile, c’è da dubitare; ma è tanto nuovo che occorre capire come e dove, cos’è il peccato oggi, anche solo per poter abbozzare una nuova morale – o meglio, visto che la questione morale rimane personale, una serie di norme per l’uso che possano garantire gli ingenui dandogli qualche arma, coscienza e anatemi almeno. Siamo nel tempo degli agnelli beoti che ridono quando Totti racconta barzellette e Grillo e Di Maio parlano di morale!!! Si ascolta volentieri solo il Papa…

È necessario se si vuole evitare il fondamentalismo, che ormai tenta molti, riflettere sul male: perché davvero l’abisso del non senso è diventato un orrido.

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