Ottant’anni sui tetti di Gotham City. Il mito di Batman (3)

di Vincenzo Curion

Un personaggio come Batman sarebbe stato fuori luogo in qualunque posto del mondo se gli autori non avessero pensato anche ad una città che gli fosse congeniale. La quintessenza decadente di ogni area metropolitana occidentale. Un crogiuolo di razze in lotta per la sopravvivenza in cui crimine e corruzione serpeggia ogni dove. Una iperrealistica metropoli dalle profonde disuguaglianze sociali, dove cronaca e misfatti quotidiani, si mescolano sapientemente con le azioni del suo eroe solitario. Tim Burton che realizzò una fortunata trasposizione cinematografica di Batman nel 1989, descrisse la città come “una New York in cui tutto fosse andato per il peggio”. Una Gotham City che mischiasse un’anima gotica, una punk e un po’ di Metropolis di Fritz Lang. Nonostante si trattasse in gran parte di fondali dipinti, l’alchimia riuscì bene. Claustrofobica e irreale, la Gotham immaginata da Tim Burton era una città a metà strada tra film horror e racconto noir, i cui echi si riverberavano anche nei costumi dei personaggi, omaggiando l’origine, sulle riviste pulp degli anni 40, di Batman…

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