Richard Sennett e la città porosa di Benjamin

di Redazione

spaccanapoliFranco Lista che collabora spesso con WOLF cita la città porosa, termine usato da Benjamin quando parla di Napoli, per specificare il suo carattere assorbente stratificato dell’architettura e della società, che non lede le singole individualità ma le ingloba in sé.

Oggi il termine torna dal punto di vista politico, come un sogno, dice chi lo usa, cioè Richard Sennett, sociologo molto noto che insegna alla London School of Economics. In una intervista per “L’Espresso” a Giuliano Battiston parla del problema di oggi, la generazione migrante che non riconosce più una piccola patria ma si trasferisce con tranquillità, profittando ormai della socializzazione e comunicazione virtuale anche con i concittadini e a volte con gli amici della porta a fianco. Il discorso dell’intervista verte sui profughi, discute la tendenza a rinforzare le frontiere come barriera e consiglia di pensare piuttosto ai confini, luoghi attraversabili, che come le antiche agorà favoriscono i contatti e mescolano le genti con naturalezza, senza negare le differenze ma costruendo un esperanto di abitudini che si confrontano con levità. Ricorda la differenza nella cellula tra parete cellulare, fatta per radunare l’identità in un solo corpo, sviluppando l’interiorità, e la membrana, che invece è porosa e resistente ma consente il dialogo: è il metodo per evitare le isole. Non smart city insomma, è l’ideale di oggi, ma città aperte, come Roma, come Napoli, che da sempre accolgono gli altri in spazi comuni: piani alti e piani bassi, lunghe vie che attraversano realtà molto diverse, mestieri e commerci. Non a caso la più antica delle giurisdizioni romane, risalente a Romolo, era quella dell’asylum, volto a conquistare nuovi cittadini e nuova importanza. Ma Roma ha almeno un ghetto ebreo, Napoli non l’ha, gli ebrei vivono sparsi tra gli altri, nonostante la loro stessa tendenza isolazionista.

Quindi l’idea di una collaborazione intensa, di una città aperta, che può essere molto aiutata dallo studio della stessa struttura urbanistica delle città, dà la possibilità di vedere come funziona questo mirabile sogno di cooperazione e vita in comune. Guardando a questa strana città che è Napoli, il cui centro storico ancora vissuto è il più grande d’Europa, in cui pure da tanti punti di vista diversi, tutti si confrontano ed amano dialogare.

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