SURVIVAL ART FESTIVAL

di Leandra Lanzetta

survivalSurvival rappresenta il primo festival internazionale organizzato presso il CAM, Contemporary Art Museum di Casoria.

Evento intensamente voluto dal brillante direttore artistico Antonio Manfredi il quale ha chiamato a raccolta più di 80 artisti provenienti non soltanto dal territorio nazionale, ma anche da oltre oceano al fine di dare risposta ad un quanto mai cruciale quesito: quale è la sopravvivenza dell’arte contemporanea?

La chiave concettuale dell’ambizioso progetto è insita proprio in questo interrogativo che non risulta essere fine a sé stesso ma che spazia attraverso temi ben più ampi.

Il primo dei quali coinvolge un aspetto piuttosto familiare, instillatosi oramai, tenacemente della quotidianità di ognuno: la spasmodica diffusione ed ostentazione di immagini.

Nella società contemporanea risulta essere tremendamente complicato destreggiarsi entro la giungla di immagini, icone e forme che ogni giorno ci vengono propinate, imposte; e siccome l’abitudine tende ad assopire lo stimolo lungo l’onda che trasporta verso l’accettazione e la rassegnazione, discernere immagini di spessore da quelle spazzatura inizia a divenire ostico.

Il fenomeno sembra essersi ingigantito a causa della capillare diffusione dei social media poiché ogni utente posta e diffonde in una manciata di secondi un immagine, che sia foto o di altra natura, che sembra rispecchiare la propria prospettiva personale sui temi più disparati.

Può allora, qualsiasi utente, considerarsi un artista?

Può un viaggio interiore, la cui conseguenza è uno studio, fondamenta di un’opera d’arte, essere equiparato ad un click?

Sicuramente non basta apporre un filtro “seppia” per considerare un’immagine, opera magistrale.

Il senso dell’opera d’arte è ben più profondo ed intimo.

Apprezzare o riconoscere il valore di un’opera contemporanea non è semplice e non è possibile costruire tra l’artista ed il suo pubblico un immediato rapporto diretto soddisfacente.

Ciò accade perché artista e pubblico sono differenti nelle intenzioni e nella storia, nel rapporto che intrattengono con la società cui appartengono, nel possedere principi estetici e gusti differenti.

Nonostante l’arte sia visibile e condivisibile da tutti, è comunque frutto di un processo interiore, non comunicabile totalmente perché proprio delle attività più remote del pensiero e dell’immaginario dell’artista; esistono immagini e pensieri che nonostante siano perfettamente delineati nella mente, non sono comunicabili all’esterno del proprio “io”; ed è proprio a causa nella natura “intima” della produzione artistica, che l’opera d’arte prodotta si disloca completamente dalla sfera dell’artista.

Nonostante tutto, il senso dell’arte è insito in questo concetto: esporre a qualcun’altro ciò che nasce e proviene dall’interno, così come un testo acquista la sua realtà estetica soltanto quando viene letto, l’opera d’arte ha funzione soltanto quando viene “vista”.

Da ciò ne consegue che nel momento in cui l’opera d’arte viene “esternalizzata” bisogna rendersi conto che essa perde il suo significato originario per assumerne di volta in volta, diversi e tanti, ecco perché l’opera va considerata “mutevole”. Ciò determina non solo che l’atto creativo può mutare a causa dell’influsso del comportamento dei recettori, ma che la reazione a sua volta, si modifica incessantemente sotto l’impressione dell’esposizione, comportando la nascita di nuovi modi di vedere, sentire, ascoltare e giudicare.

Ogni conoscenza acquisita, ci allontana sempre più da quello che eravamo in principio.

Il festival si fonda su una specifica esigenza, quella di mostrare una verità; in una società universale (ecco perché la natura internazionale della rassegna), in cui ormai si ha difficoltà a discernere il vero dal falso ed il reale dal “parallelo” o “virtuale”, si sente il bisogno di ritornare alle origini ed alla natura umana più profonda, intima e sincera.

Ogni opera che verrà esposta racconta di storie, di vicissitudini, di amori, ricordi e tragedie; ognuna di esse è un dono personale dell’artista offerto al suo pubblico affinché gli occhi possano “vedere”, nuovamente.

Proprio come nel “mito della caverna”, rotte le catene, ed aver riconosciuto la verità, non è più possibile ritornare all’oblio e alla non conoscenza.

w-eventi-lanzetta-survival-art-festival