Baby Gang nel Napoletano: riprendiamo un discorso educativo

di Alessandro Savy

Sono stato aggredito, malmenato, e comunque i ricordi sono vaghi. Tanti piccoli frammenti che si accavallano. Ma di questa disavventura oggi mi porto dietro non tanto l’aggressione, quanto il fatto che c’erano tante persone, in quel momento, eppure nessuno ha avuto il coraggio di avvicinarsi e fare qualcosa“.

Lo dichiara a Repubblica Gaetano, il quindicenne aggredito da un gruppo di ragazzini più o meno della stessa età, lo scorso 12 gennaio fuori la stazione metrò di Chiaiano ( Napoli). Per quello che è successo a Gaetano e prima di lui ad Arturo, vittima di 20 coltellate nel pomeriggio nella centrale via Foria, sono scesi in piazza circa 4mila studenti. “Non so proprio come ringraziarli”, afferma Gaetano, ” Apprezzo tutto l’affetto che mi stanno dando, il coraggio che mi stanno trasmettendo”. Gaetano ringrazia in modo particolare anche Arturo di avergli fatto visita.

La tematica della violenza giovanile sembra avere un posto particolare nei giornali, un fenomeno sociale che non riesce a diminuire. Le forze dell’ordine sembrano assentarsi in molti casi, mentre sono spesso presenti nel multare auto non assicurate, come scusa per prevenire tragedie, ma che fanno cassa per i comuni. Le famiglie, le scuole, la politica e la società tutta hanno una grossa responsabilità nei confronti delle vittime di violenza, in modo particolare quando gli aguzzini sono dei giovanissimi.

Il concetto del potere, della forza utilizzata in malo modo, l’odio nei confronti dei più deboli, il tutto viene alimentato dai videogiochi, sempre più violenti, utilizzati dai giovanissimi. Il ruolo educativo in primis delle famiglie e delle scuole sembra cedere il passo alla visione del mondo distorto di questi giovani delinquenti; l’istruzione, l’educazione e la civiltà sembra imprigionata da una concezione di potere che si evidenzia con la violenza, con il gusto di sentirsi parte di una banda, un gruppo che deve far paura, un po’ come avviene in moti giochi della play station.

Terreno fertile sembra avere la violenza rispetto al concetto di solidarietà e fratellanza impartita in primis dal ruolo educativo del cristianesimo, sempre meno giovani frequentano la chiesa, sempre meno giovani si dedicano al volontariato, sempre meno giovani rinunciano ai vizi di una società assetata di denaro: con la legalizzazione delle droghe leggere, la vendita di giochi violenti, la diffusione in rete di scene violente ed ancora la diffusione di film violenti che sembrano incitare all’odio, all’utilizzo del potere in modo distorto.

Il problema della violenza è sempre meno affrontato dalle scuole, in primis con la “laicizzazione della scuola pubblica” in cui secondo molte figure istituzionali (insegnanti e dirigenti ) il crocifisso deve sparire dalle aule per rispetto delle altre religioni. Si vuole cancellare in tal modo, la figura dell’amore per eccellenza che viene ucciso ingiustamente per proclamare l’amore, la fratellanza ecc. Si vuole in questo modo cancellare l’alto valore educativo, etico e morale, che esso promuove, ricordiamo che i maggiori educatori e pedagogisti del Tempo erano sacerdoti e religiosi. Inoltre ricordiamo che il nostro Pese come tanti altri nel modo, calcoliamo i giorni dell’anno attraverso il calendario Gregoriano, ovvero calcoliamo giorni, mesi ed anni, festività ecc, dalla Nascita di Gesù, Dio fatto uomo è fondamentale a mio avviso riprendere un valore educativo, morale ed etico per contrastare la violenza, attraverso l’immagine di Dio fatto uomo, e quindi considerare e rispettare la legge, la quale promuove il rispetto reciproco e condanna la violenza.

Sono gradite osservazioni e opinioni diverse su questo tema. A breve OSCOM editerà un libretto sulla violenza con una ricca bibliografia ragionata delle ricerche novecentesche sul tema violenza e media. L’educazione può molto anche per evitare la violenza, oltre che per darne esempi numerosi in ogni tipo di comunicazione.

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