Giorno: 4 Novembre 2016

Mobbing in rete, torna il male nel mondo

di C. Gily Reda

cantone-ripMaria Bellonci nel premio Strega Rinascimento privato 1985, ricordava in pagine brucianti, nel suo stile aulico, il sacco di Roma, patito anche da isabella Gonzaga, in visita nello Stato della Chiesa. La scena è truculenta, sicuramente credibile. Tragica e terribile: si stenta ad immaginare la paura che diffuse ovunque questo sacco: come davanti ai lupi. E non era cosa rara, nel secolo delle lotte di religione di cui appena ora il Papa ha dichiarato l’inutilità.

Ebbene, secondo voi dove sono finiti tutti costoro, crudeli e violenti, che una volta riempivano le truppe mercenarie per interrompere la loro povertà, certo, uomini rudi e puri forse a volte: ma i modi spicci – per così dire – di John Wayne di ogni cow boy certo sono tali sono nei film.

Il mobbing in rete, prima oggetto di discorso per via della Tiziana Cantone, poi quasi subito segnalato da una serie che come quella sull’omicidio seriale è avvincente, va visto quindi nell’ottica di questa riserva naturale di male che l’uomo porta con sé, e che ha imparato spesso a sfogare in modo rituale, nello sport, dove la competizione cela nella volontà di vincere un certo istinto assassino che accompagna sempre la vittoria. Non per forza sanguinoso, il vincere comporta necessariamente il male di chi perde. Nel caso dei tifosi, ciò lega un popolo contro un altro popolo, quel che porta alla vittoria sono sempre le personali ricchezze di chi ha da assoldare giannizzeri migliori. Che però sempre giannizzeri sono: una volta Ugo Tognazzi faceva la comica sul ciclista ignorante vittorioso di una tappa; oggi i 40 anni di Totti, uno che sembra la parodia del ciclista quanto a cerebralità – e lo esibisce, pensa certo meglio di come appare – sono celebrati dal popolo come l’icona sacra.

Il ’68 sincero, quello di Lennon, s’illuse, come i ragazzi del MIT, come Pierre Levy – l’intelligenza collettiva è male in grande stile, c’è da dubitare; ma è tanto nuovo che occorre capire come e dove, cos’è il peccato oggi, anche solo per poter abbozzare una nuova morale – o meglio, visto che la questione morale rimane personale, una serie di norme per l’uso che possano garantire gli ingenui dandogli qualche arma, coscienza e anatemi almeno. Siamo nel tempo degli agnelli beoti che ridono quando Totti racconta barzellette e Grillo e Di Maio parlano di morale!!! Si ascolta volentieri solo il Papa…

È necessario se si vuole evitare il fondamentalismo, che ormai tenta molti, riflettere sul male: perché davvero l’abisso del non senso è diventato un orrido.

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CONCORSO 2016 CROCE E L’EUROPA

L’Atrio di Apollo, logo di OSCOM è una macchina della memoria

Si è istituito il Premio “Agòn: Croce e l’Europa” del Centro Studi Collingwood per gli allievi dell’ultimo anno dei licei dove si studia la filosofia. Potranno partecipare alla pubblicazione degli atti nel volume del convegno internazionale “1924: Croce e l’Europa” i primi tre classificati del settore saggi (10 pp.); nel “Giornale di Filosofia Italiana” i primi tre del settore recensioni e note (2-3 pp.) Bando, regolamento e formulari per le domande sono in www.oscom.unina.it

L’idea nasce dal cento-cinquantenario della nascita di Croce, che porta proficue riletture. Quella che qui di seguito si propone, ad esempio, dimostra come tanti problemi di oggi fossero sentiti anche ieri, quando c’erano autori che li descrivevano meglio di come facciamo noi oggi. 

Le seguenti parole sono tratte dalle prime due pagine del libro di Croce. Citando il Cenni, Croce celebra il pregio di Napoli, sminuito già allora nella sua grandezza, da chi tende a disprezzarla. Per meglio servirsene, si può suggerire, visto che oggi il gioco è risultato vincente, e  gli effetti sono chiari.

Croce suggeriva il paradosso storico del Regno d’Italia costituito dai Duchi di Savoia – diventati re solo nel 1847 – che con continue accuse di inerzia e improduttività malavitosa, fecero del ricchissimo Regno d’Italia per antonomasia (Croce), ambìto sempre nell’Europa dei Re, nella Questione Meridionale. Un buon esempio del falsificazionismo storico raccontato da Eco nel romanzo Il Cimitero di Praga.

Benedetto Croce, La Storia del regno di Napoli, 1924

Qualche tempo fa, nel mettere ordine tra i miei libri e nel riunire in un solo scaffale tutti quelli attinenti alla storia napoletana, mi tornò tra mano  il raro volume di Enrico Cenni, Studi di diritto pubblico, e lo lessiIl vecchio regno di Napoli mi si trasfigurò innanzi agli occhi della mente non solo in uno degli stati più importanti della vecchia Europa, ma in tale che aveva sempre tenuto, nell’avanzamento sociale, il primato, o almeno uno dei primi posti. Sorse esso infatti, nuovo  singolare esempio nella semibarbarica  Europa, come monarchia civile, fondata da Ruggiero e conservata e rassodata sai successori, innalzata al sommo fastigio della gloria da Federico svevo; uno stato moderno… Ma più ancora che il suo organamento e la sua potenza politica, che decadde e andò perduta nei secoli seguenti, esso fu singolare  e venerando per il processo del suo svolgimento civile; perché mentre in altri paesi la lotta contro il sistema feudale, attraverso la quale  si elaborò la moderna civiltà ebbe tardo principio o eruppe in moti violenti e rivoluzionari, nell’Italia meridionale venne combattuta assai preso, e non con altre armi che la ragione e il diritto. Qui anzitutto visse sempre l’idea del Comune, vi ebbero sempre vigore i iura civitatis, i diritti che competono a tutti i i cittadini in quanto tali; e l’ordinamento feudale, allorché fu importato nelle nostre terre, vi trovò già costituito il demanio comunale, e il barone dové rispettarlo  e contenersi verso di esso come qualsiasi altro privato cittadino… la scuola giuridica napoletana. Che considerò le terre date in feudo come proprietà della nazione e in vario modo ma incessantemente corrose l’ordinamento feudale, si levo ‘maestra in Europa di equità civile, e fu presso di noi la vera classe politica, della quale ci spetta trar vanto.