La coppa America

di  Francesco Villano

Le regate della Coppa America, che vedranno Napoli, per il secondo anno consecutivo, come meraviglioso scenario internazionale della manifestazione, rappresentano un’occasione irripetibile per avvicinare e sensibilizzare la popolazione tutta ed in particolare i giovani, non solo al meraviglioso universo del mare e dell’andare a vela, ma anche e soprattutto ai profondi significati simbolici che una tale manifestazione richiama. Il mare è da sempre quello spazio liquido che  mette in contatto i popoli più diversi. Per secoli è stato una via privilegiata di comunicazione, di dialogo e condivisione. Attraverso di esso hanno viaggiato e tuttora si spostano uomini, merci, eserciti, ma anche idee, credenze religiose, conoscenze scientifiche, artistiche e letterarie. Il mare ha visto transitare la guerra come la pace, la speranza come l’angoscia; via di progresso come di regresso, ma in ogni caso insostituibile mezzo e ponte per l’incontro con l’altro da sé. Soffermandoci a riflettere sul Mare Nostrum dei latini, il Mar Mediterraneo dei nostri giorni, luogo dove si svolgeranno le regate, non possiamo non cogliere in uno sguardo sincronico che abbraccia secoli e secoli di storia, l’insostituibile ruolo che esso ha sempre avuto ed ha nel mettere in contatto le due sponde che l’abbracciano, quella settentrionale europea e quella meridionale africana senza dimenticare le coste del vicino oriente. Popoli diversissimi, fedi tra le più diffuse al mondo come il cristianesimo e l’islamica, o tra le più antiche in assoluto come l’ebraica, civiltà sì diverse ma per tanti aspetti anche così simili, differenti concezioni della politica e dell’economia, per secoli si sono confrontate e si sono rapportate attraverso questo antico mare che ora sembra quasi diventato un lago, quasi a simboleggiare un presunto ma mai avvenuto controllo di esso da parte dell’uomo. Passando dalla storia al presente, ai nostri giorni, vediamo come in realtà questo mare sia ancora una volta in prima linea a raccontarci il farsi della storia. Pensiamo a tutti quei migranti che provenienti dalle più disparate parti del globo si avventurano in problematiche traversate su barconi fatiscenti, spinti dalla necessità e dal miraggio di una vita più degna di essere vissuta. Il numero di coloro che purtroppo sono periti e periscono in tali traversate non ci è dato sapere. Pensiamo alle cosiddette Primavere arabe, che tra speranze e delusioni stanno sconvolgendo i precari equilibri politici e sociali di quasi tutti i paesi arabo-islamici. Pensiamo alle profonde trasformazioni che stanno avvenendo nelle nostre società, dove l’esperienza dell’altro da sé si fa nel quotidiano, nel vissuto di ogni giorno, nelle scuole, luogo per eccellenza dove ci formiamo come uomini e cittadini, o dove si condivide la fatica del vivere e si fa l’esperienza della sofferenza, come negli ospedali. Senza dimenticare la novità di nuovi esercizi commerciali, completamente estranei alla nostra esperienza di acquirenti e consumatori. Pensiamo alle macellerie halal, dove i musulmani comprano la carne di animali macellati secondo i dettami della loro religione; ai tantissimi punti di ristoro che offrono pietanze così diverse da quelle a noi familiari, e così via.  Il mondo, sempre più interdipendente, sempre più in rete, in comunione,  si sta trasformando in fretta e a noi il compito di tentare di gestire questa tumultuosa fase della storia con il maggiore equilibrio possibile, tenendo conto delle necessità e dei bisogni di tutti, ed in particolare dei più svantaggiati ed emarginati, avendo come meta la pace e la giustizia per l’intera famiglia umana. La rinnovata attenzione al mare e al suo mondo che si avrà con le regate veliche della Coppa America ci porterà a riflettere anche sull’attuale rapporto tra l’uomo e la natura, sull’ambiente, sul creato in generale. Proprio dalla vela, strumento “non violento” per navigare, ci può venire un grande insegnamento sul giusto atteggiamento da tenere nei confronti della natura. Utilizzare ciò che essa generosamente mette a nostra disposizione, il vento in questo caso, senza cadere nell’arroganza e nella presunzione di poterne disporre secondo la nostra egoica volontà, dimentichi del fatto che è in essa che si svolge la nostra vita.  La vela ed il vento ci richiamano anche uno tra i più bei passi del Vangelo di Giovanni: “Lo Spirito soffia dove vuole, ne puoi udire la voce, ma non sai né da dove viene, né dove va”. L’andare per mare con la vela ci avvicina alla natura, all’uomo e a Dio.

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